Europa
La Lagarde conduce l'Eurozona verso la recessione?

Come tutti sanno, la politica monetaria non è fatta soltanto di tassi di interesse ufficiali fissati dalle banche centrali. Le condizioni finanziarie complessive dipendono, in un'economia post Lehman, dagli spread creditizi, dai tassi di interesse a lunga scadenza, di fatto stabiliti dal mercato (si chieda conferma a Greenspan, con il suo conundrum) e dall'andamento del cambio. Anche dalla politica fiscale, a dirla tutta.
Questi parametri sono sintetizzati dai Financial Conditions Index (FCI), che diverse istituzioni finanziarie calcolano, in vario modo e con differenti ponderazioni. I FCI sono calcolati da AGE Italia per gli Stati Uniti, nonché per l'Eurozona.

Il FCI dell'Euro area punta vistosamente verso l'alto da agosto dello scorso anno. La normalizzazione della politica monetaria sancita dalla BCE, a ragione inorridita da un'inflazione a doppia cifra, ha prevalso su un tasso di cambio inizialmente favorevole, e sulla compressione degli spread di rendimento delle obbligazioni aziendali a cui abbiamo assistito dallo scorso autunno in avanti.
Il problema è che il FCI converge verso una soglia (75%) oltre la quale si farebbe concreta una minaccia di recessione economica. A ben vedere, le ultime tre recessioni certificate dall'OCSE per l'Eurozona (marzo 2008 - giugno 2009, giugno 2011 - marzo 2013 e gennaio 2018 - maggio 2020) sono sempre state precedute da un FCI superiore al 75%.
Non ci siamo ancora ma, di questo passo, le condizioni temute si conseguirebbero rapidamente: non più tardi di metà dell'anno corrente, stimeremmo.
Qualcuno avvisi Francoforte che un tasso sui depositi al 3.0, magari anche al 3.50%, spingerà l'economia europea nel secondo semestre verso la recessione...

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...