Europa
La politica monetaria non aiuta l'economia reale

Ormai per la politica monetaria in Europa i giochi appaiono perlopiù fatti. L'ultima riunione della Banca Centrale Europea ha lasciato il policy rate immutato, dopo una riduzione complessiva di 2 punti percentuali che ha suscitato la rumorosa invidia del presidente Trump.
Il mercato a termine concorda: non si prefigurano ulteriori ritocchi del costo ufficiale del denaro fino alla fine del 2026, stando alla curva future. La curva si inarca lievemente nel corso del prossimo anno, ma nuove limature dei tassi sarebbero da escludersi.

Eppure l'economia nel Vecchio Continente tiene ma di certo non brilla. Considerando tutti i fattori che definiscono le condizioni finanziarie complessive, la politica monetaria nell'Eurozona è restrittiva come non mai negli ultimi 17 anni: la combinazione di tassi ufficiali, curva dei rendimenti obbligazionari, spread creditizi e tasso medio ponderato di cambio, spinge il Financial Conditions Index sopra l'80%. Negli ultimi lustri, letture superiori al 75% hanno preceduto di poco le recessioni ufficiali.

Per ritrovare una rilevazione simile occorrerebbe infatti risalire alla fine del 2007: quando il collasso globale era dietro l'angolo. Certo con il contributo decisivo degli Stati Uniti e del dissestato settore immobiliare. Questa volta dovrebbe essere diverso ma, nondimeno, la politica monetaria complessiva di certo non fornisce sollievo all'economia reale.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...