Europa
Lo ZEW indica il picco futuro della ripresa in Europa

In questi giorni si è discusso molto dello “ZEW”, il barometro sulla fiducia e sulle aspettative delle aziende tedesche, che - sarà il rallentamento cinese, sarà lo scandalo Volkswagen, saranno le ingenti perdite denunciate da Deutsche Bank - comprensibilmente fa registrare umori non proprio esaltanti.
Come può tornare utile questo indicatore? Non tanto a livello borsistico. Come emerge dal confronto fra il ZEW Expectation (linea nera, scala di destra) e la variazione annuale del DAX (linea rossa) che proponiamo qui in basso, fra le due misure sussiste una certa sovrapposizione. Nel 2008-2009 lo ZEW anticipava efficacemente la performance del listino di Francoforte; svoltando prima del tasso di variazione annuale; ma ora le due variabili risultano coincidenti, non fornendo spunti di rilievo. Pazienza.

Se però confrontiamo lo ZEW Expectations con l’andamento del PIL dell’Eurozona, scopriamo qualcosa di interessante; che conferma lo scenario macro che abbiamo in mente.
Lo ZEW anticipa l’andamento del PIL europeo. Lo si intuisce dal semplice raffronto che proponiamo nel grafico a cadenza trimestrale qui in basso: in cui la variazione annuale del PIL è mostrata in verde.

Se avessimo l’accortezza di spostare in avanti lo ZEW di tre trimestri, otterremmo una evidente correlazione: che legittima l’aspettativa di un ulteriore crescita del ciclo economico fino al primo trimestre del prossimo anno, prima di una inevitabile svolta verso il basso. È già scritto.

Sotto questa prospettiva, impensierisce l’orientamento degli economisti, che nelle ultime settimane hanno rivisto verso l’alto le proprie aspettative. Fatta eccezione per la Spagna, nel resto dell’Eurozona le stime di crescita del PIL sono ovunque generosamente riviste verso l’alto: la Germania passerebbe dal +1.6% atteso per l'anno corrente al +1.9% per il prossimo anno, la Francia da +1.1 a +1.4%, l'Italia da +0.7 a +1.2%, la stessa Eurozona da +1.5 a +1.6%.

Saranno pure stati condizionati dal rallentamento di Pechino o dagli scandali interni; ma gli imprenditori tedeschi palesano un orientamento molto meno ottimistico, una volta cessati fra meno di sei mesi gli effetti benigni di elementi congiunturali (dalla svalutazione euro al crollo petrolio, dai tassi ai minimi termini ad una  politica fiscale non più restrittiva) che hanno sostenuto la crescita fino ad ora.

Il problema è che le borse si nutrono di aspettative. E se quelle correnti sulla crescita dovessero risultare disattese, come appare fondato, la correzione per i listini non tarderebbe a manifestarsi.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...