Provaci ancora, Italia

- 23/12/2022
Il ridimensionamento del rischio di credito nei confronti della vicina - non soltanto in senso geografico - Spagna, si è esaurito all'inizio del mese corrente. A settembre, in concomitanza con le elezioni generali, lo spread decennale di rendimento fra Italia e Spagna toccava un massimo di 130 punti base: in ascesa pressoché senza soluzione di continuità dal minimo di febbraio 2021, curiosamente coinciso con la precedente crisi di governo che avrebbe portato a Palazzo Chigi l'ex governatore della BCE e prima di Bankitalia Mario Draghi.
La compressione dello spread ItaSpa è appunto durata poco più di due mesi.
Dal punto di vista tecnico si apprezza ancora una volta l'azione di spartiacque esercitata nella circostanza dalla media mobile a 200 giorni; un argine intervenuto prima come resistenza, e quest'anno come supporto: a marzo, e nei giorni passati. Da quel test è nata la risalita dello spread fra la terza e la quarta economia dell'Eurozona.
Certo colpisce il fatto che Roma sulle scadenze decennali sia costretta a pagare oltre un punto percentuale in più di Madrid, ma la circostanza si spiega bene considerato il minore livello di debito pubblico iberico (118%, contro il nostro 151%), nonché la maggiore capacità potenziale di crescita dell'economia, per effetto delle riforme varate negli anni passati che hanno favorito un vistoso aumento della produttività.