Europa
Provaci ancora, Italia

Il ridimensionamento del rischio di credito nei confronti della vicina - non soltanto in senso geografico - Spagna, si è esaurito all'inizio del mese corrente. A settembre, in concomitanza con le elezioni generali, lo spread decennale di rendimento fra Italia e Spagna toccava un massimo di 130 punti base: in ascesa pressoché senza soluzione di continuità dal minimo di febbraio 2021, curiosamente coinciso con la precedente crisi di governo che avrebbe portato a Palazzo Chigi l'ex governatore della BCE e prima di Bankitalia Mario Draghi.
La compressione dello spread ItaSpa è appunto durata poco più di due mesi.

Dal punto di vista tecnico si apprezza ancora una volta l'azione di spartiacque esercitata nella circostanza dalla media mobile a 200 giorni; un argine intervenuto prima come resistenza, e quest'anno come supporto: a marzo, e nei giorni passati. Da quel test è nata la risalita dello spread fra la terza e la quarta economia dell'Eurozona.
Certo colpisce il fatto che Roma sulle scadenze decennali sia costretta a pagare oltre un punto percentuale in più di Madrid, ma la circostanza si spiega bene considerato il minore livello di debito pubblico iberico (118%, contro il nostro 151%), nonché la maggiore capacità potenziale di crescita dell'economia, per effetto delle riforme varate negli anni passati che hanno favorito un vistoso aumento della produttività.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...