Verso una prevalenza di Easing globale
- 11/09/2024
Ci siamo quasi. Oggi apprenderemo il dato sull'inflazione negli Stati Uniti ad agosto, che dovrebbe cementare definitivamente la decisione imminente da parte della Federal Reserve: attesa finalmente a rompere gli indugi, inaugurando la stagione dell'easing monetario. Ufficialmente la Fed è in modalità hold da luglio dello scorso anno: quattordici mesi di attesa, prima del taglio previsto fra una settimana.
Con la limatura atteso, si spezzerà il perfetto equilibrio attualmente raggiunto. A ieri, la metà di tutte le banche centrali al mondo - fra quelle delle economie più sviluppate e quelle di recente industrializzazione - avevano tagliato i tassi come ultima misura ufficiale di politica monetaria. Al netto ovviamente del Giappone, che al contrario il costo del denaro l'ha già aumentato in due occasioni, con la Bank of Japan che replicherà nei prossimi mesi.
Siamo dunque ben distanti dall'atteggiamento complessivamente hawkish del 2023, quando tutte le banche centrali al mondo erano in modalità restrittiva: nessuno tagliava i tassi, tutti al contrario aumentavano il costo del denaro per contrastare la crescita dei prezzi al consumo. Un'era geologica fa, si direbbe. Quantomeno, una minaccia, quella inflazionistica; ora superata dai timori di eccessivo rallentamento economico.
Nel momento in cui fra una settimana il FOMC ridurrà il Fed Funds rate, la maggior parte degli istituti di emissione al mondo sarà in modalità dovish. E questo fa la differenza per i mercati azionari.
Perché, stando a quanto calcola Ned Davis Research, una proporzione superiore al 50% si traduce storicamente in performance annualizzate dell'8.4% da parte del MSCI All Country, stando ai dati disponibili dal 1990 in poi. Al contrario, quando meno della metà delle banche centrali è in modalità distensiva, la performance annualizzata delle borse mondiali decade storicamente al +1.2%: farebbe la differenza.