A che punto è il deleveraging USA?

- 24/07/2013
Il tema macroeconomico dominante dell'ultimo lustro ha perso il beneficio dei riflettori: non a caso. Il rapporto fra il debito delle famiglie americane, in buona parte ipotecario, e il prodotto interno lordo, si è decisamente allontanato dalla famigerata soglia del 100%. L'ultima rilevazione trimestrale lo colloca a meno dell'80%: grazie ad una combinazione di crescita economica e rimborso/ripudio del debito. La ripresa del ciclo economico, abbinata alla crescita del tasso di risparmio, e ad una certa dose di insolvenze, hanno ridotto la pressione di questo fenomeno, grazie anche alla sapiente opera di "accompagnamento" da parte della banca centrale.
Siamo a buon punto: idealmente, il rapporto fra debito delle famiglie e PIL dovrebbe toccare la parete inferiore del canale ascendente di crescita storico, prima che questo processo possa definirsi completato. Al ritmo attuale, il 75% sarebbe raggiunto con l'inizio del prossimo anno: 6-7 mesi, insomma, e le famiglie USA si saranno tolte un grosso peso... dal portafoglio (e dalla lista della spesa per consumi).
Probabilmente, il debito non tornerà ad espandersi, da subito. La bolla del credito degli anni Novanta esigerà un completo ritracciamento. Nel corso del decennio, il rapporto fra Household Debt e GDP si raffredderà ulteriormente, fino a raggiungere il 65%: punto di partenza della bolla del 2000.
Ma dal punto di vista macro, la ridotta pressione del deleveraging si farà sentire da subito: subendo minori pressioni a risparmiare, il tasso dei consumi non sarà più limitato dal tasso di crescita del reddito personale disponibile, e ciò in prospettiva andrà a beneficio del PIL e dell'occupazione. Minore risparmio, uguale minori probabilità di incappare in una nuova, dolorosa recessione.