Allarme inflazione in vista per le banche centrali

- 22/11/2018
Il crollo del petrolio, se da un lato gonfia il portafoglio delle famiglie di maggiore potere d'acquisto, dall'altro pone un problema cogente per le banche centrali: la caduta dei prezzi al consumo. La correlazione fra Brent e aspettative inflazionistiche quest'anno è stata impressionante, e conferma il nesso storico fra Crude Oil e Consumer Price Index.
La figura in basso li mostra entrambi, opportunamente in ambo i casi in termini di variazione annuale.
Come si può notare, da sempre l'inflazione USA è ben correlata all'andamento della performance annuale del Crude Oil. Il crollo di ottobre-novembre non è ancora stato prezzato appieno nell'andamento dell'indice dei prezzi al consumo. E ciò suggerisce la concreta probabilità che il CPI, al 2.5% ad ottobre, precipiti letteralmente con le prossime release.
Ciò ha un effetto immediato: l'aumento dei tassi reali. Un effetto collaterale sgradevole, in un'economia che nel Q4 minaccia di frenare sensibilmente rispetto all'andamento generoso dei trimestri precedenti. Senza considerare il rincaro ulteriore, pressoché scontato, del costo del denaro fra poche settimane.
In questo contesto, quando Powell sbatterà le palpebre?