USA
Come anticipare le intenzioni della Fed

Le aspettative di inizio anno si sono sbriciolate sotto il peso di una crescita economica e di un'inflazione, in ambo i casi ben superiori alle più caute previsioni iniziali: il PIL cresce in misura superiore al potenziale per ormai il settimo trimestre consecutivo; mentre la crescita dei prezzi al consumi, lungi dall'avvicinarsi alla mitica soglia del +2.0%, non riesce più nemmeno a bucare una più ragionevole ma meno politicamente digeribile espansione a +3.0%.

Così, gli oltre sei tagli del tasso sui Fed Funds di inizio anno, sono stati progressivamente limati, fino agli attuali due riduzioni del costo ufficiale del denaro da qui a dicembre. Un'ipotesi che suona persino ambiziosa, visto l'imminente affollamento del calendario con gli appuntamenti imposti dalle elezioni presidenziali USA di novembre.

Naturalmente, a fare le spese di questa minore disponibilità da parte della banca centrale americana, è stato il mercato obbligazionario, con il rendimento dei Treasury decennali che secondo alcuni viaggia inesorabilmente verso il 5.0% toccato lo scorso autunno.

Per i malcapitati investitori che hanno puntato sul reddito fisso, dopo un triennio abbondante da dimenticare, è un'ulteriore doccia gelida, resa ancora più intollerabile dall'opacità dello strumentario impiegato per anticipare le mosse della Fed.

Per chi non avesse agevole accesso al mercato a termine degli OIS, un metodo rapido e abbastanza preciso per misurare quanti tagli siano incorporati quotidianamente nelle aspettative degli operatori, consiste nel confrontare il rendimento dei Treasury a 2 anni, con il Fed Funds target rate; attualmente fissato al 5.25-5.50%.

Come si può notare, dai -135 punti base di gennaio, siamo passati in poco più di tre mesi ai correnti 52 punti base di limatura del Fed Funds rate. In parole povere, da quasi sei tagli il mercato prezza in questo momento due tagli del costo ufficiale del denaro: c'è ancora speranza che l'easing finalmente segua ad una fase di hold al momento superiore alla media storica.

I problemi, anche per il mercato azionario questa volta, nascerebbero qualora le aspettative degli operatori si deteriorassero al punto tale da vedere lo yield a 2 anni spingersi oltre il target rate. Ma non sembra questo il caso, almeno per il momento.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...