USA
Da cosa dipende il declino americano

Come sappiamo, i due pilastri su cui poggia la capacità potenziale di crescita dell'economia - di qualsiasi economia: a tutte le latitudini e in tutte le epoche - sono la crescita della forza lavoro e la crescita della produttività.
Questo vale in particolar modo negli Stati Uniti, per i quali sono disponibili dati remoti che in Italia possiamo soltanto sognare.
Interessante sotto questa prospettiva è la scomposizione per decennio operata da JP Morgan in un recente rapporto. Il primo dato che si desume, è l'inversione sperimentata alla fine degli anni Sessanta: praticamente in concomitanza con l'abbandono del vincolo aureo, e con la conseguente libertà di svalutare a proprio piacimento, abbiamo assistito ad un declino del tasso potenziale di crescita reale del PIL: passato dal 4.7% del 1959-68 al 3.3% del decennio successivo.

Questo dato è rimasto praticamente stabile per tre decenni, prima di precipitare nuovamente nello scorso decennio, mantenendosi stabile negli ultimi due lustri.
Come si diceva, interessante è la scomposizione fra i due fattori citati. Nei primi vent'anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il contributo di gran lunga più significativo alla crescita, è provenuto dalla produttività. Dal 1969 al 1988, dalla crescita della forza lavoro; negli ultimi trent'anni ancora una volta dalla dinamica della produttività del lavoro, sebbene negli anni più recenti il contributo sia apparso pressoché egalitario, o quasi.
A ben vedere, la crescita della produttività ha oscillato in un range relativamente ristretto negli ultimi cinquant'anni: fra il +0.9 e il +1.8%. È il contributo della crescita della forza lavoro che è andato scemando. Sotto questa prospettiva non può non suscitare qualche riflessione l'adozione di politica di contenimento dei flussi immigratori. Specie nel momento in cui il tasso di disoccupazione americana raggiunge il livello più basso degli ultimi cinquant'anni.
Il rischio è non solo quello di assistere ad un ulteriore declino della crescita potenziale dell'economia; ma anche, allo stesso tempo, a maggiori pressioni sui prezzi al consumo. Così, il rischio di stagflazione, paventato da alcuni per il decennio entrante, non appare così peregrino...

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