E per questa estate, una curva più piatta!

- 31/03/2017
Gli economisti osservano con una certa ansia l’appiattimento in atto della curva dei rendimenti americana. Nella versione più semplicistica, la “curva dei rendimenti” – così chiamata perché esprime a forma di curva tendenzialmente crescente, i rendimenti dei titoli pubblici dalle scadenze più brevi a quelle più lontane nel tempo – è rappresentata dalla differenza fra lo yield di un titolo di Stato decennale e quello, di eguale emittente, di durata trimestrale.
Vivendo in tempi di repressione monetaria, soffermarsi sullo yield dei T-Bill equivale di fatto a considerare il tasso Fed; fino a pochi mesi fa, praticamente schiacciato sullo zero. Meglio adottare una scadenza un pochino più lunga, meno sensibile alle misure adottate dalla Federal Reserve.
Il grafico in basso mostra dunque la curva dei rendimenti americana nella versione 10-2 anni:
A 112 punti base, la yield curve è certamente più piatta di fine 2013, quando lo spread superava i 250 punti base, ma risulta tuttora lontana da livelli nulli o negativi, che tipicamente precedono le recessioni ufficiali (in grigio, le ultime due certificate dal NBER).
I timori legati all’appiattimento della curva appaiono dunque per ora infondati, sebbene si possa accogliere con sfavore il fatto che l’avvicinamento fra i due rendimenti sia il prodotto soprattutto del cosiddetto bear flattening; ma non divaghiamo…
Chi ha dimestichezza con i grafici delle variabili macro scorgerà una certa somiglianza fra la proposta curva dei rendimenti, e il tasso di disoccupazione americano. La figura in basso propone le due misure, con l’unemployment rate raffigurato in nero (scala di destra).
È abbastanza evidente la correlazione.
Così come balza subito all’evidenza, il ritardo accumulato dalla curva dei rendimenti rispetto al tasso di disoccupazione, al 4.7% a febbraio. È come se la cautela della Fed abbia prodotto un ancoraggio dei rendimenti a breve scadenza, che in caso contrario sarebbero saliti più vistosamente, avvicinando gli yield sulle scadenze lunghe.
Se il mercato obbligazionario sarebbe libero di muoversi, verosimilmente lo spread fra 10 anni e 2 anni si collocherebbe in questo momento non oltre i 50 punti base, soltanto per allinearsi al corrente tasso di disoccupazione. Ciò implica la convenienza di una strategia rappresentata da preferenza per i bond a lunga scadenza, da acquistare finanziandosi mediante contestuale vendita dei bond di durata biennale.