Ecco perché Powell ostenta sicurezza (per ora)

- 17/01/2023
L'imperativo delle banche centrali, alle prese con una fiammata inflazionistica tutt'altro che imprevedibile, è stato quello di scongiurare il disancoramento delle aspettative inflazionistiche. Gli indici rilevati mensilmente dei vari panieri di beni di consumo, possono salire e scendere con la stessa velocità: lo stiamo rilevando con sollievo negli Stati Uniti, e forse nel 2023 in Europa. Improbabile avvicinarsi ai target ufficiali (+2.0%), ma sarebbe già tanto dimezzare i picchi di inflazione sperimentati lo scorso anno.
La moral suasion pare per ora aver funzionato: le attese di inflazione a dieci anni non si sono distaccate di molto dal 2.0% negli Stati Uniti, ed anche le aspettative misurate dal sondaggio dell'Università del Michigan hanno confortato le autorità: famiglie ed imprese non si aspettano certo che l'inflazione resti stabilmente sopra o nei pressi del 10%.
Questo perché la fiammata recente è stata sì repentina, ma ancora troppo concentrata nel tempo, da persuadere gli operatori economici circa un ineluttabile cambio di paradigma. Non è stata provvidenzialmente raggiunta la soglia critica del CPI: che si attesta al 25% in termini di tasso di variazione (non a dodici mesi, bensì) a 5 anni.
L'esperienza storica suggerisce come l'inflazione sfugga al controllo delle autorità, quando il CPI a 5 anni sale sopra il 25%: è successo nel 1944 e poi nel 1970. In ambo i casi un'economia di guerra (mondiale nel primo caso, in Vietnam nel secondo) si combinava con provvedimenti del governo federale che innalzavano la domanda aggregata ben oltre la capacità potenziale di generazione di output da parte dell'economia.
Nel 1990 sulla scia di un'altra guerra (quella in Kuwait) il CPI sfiorava l'asticella del 25%, senza provvidenzialmente salirvi oltre. Da lì sarebbe iniziata la disinflazione.
Oggi il CPI si colloca nei dintorni del 20%. Siamo ancora abbastanza distanti dai livelli di guardia, e nell'immediato è probabile che il dato svolti verso il basso. L'abbiamo scampata bella, per il momento. Ma poiché nella finestra mobile sono ancora presenti i dati infimi del 2018-20, una produzione di dati mensili robusti piegherebbe nuovamente verso l'alto il tasso di crescita quinquennale del CPI, avvicinando pericolosamente la soglia critica.