USA
Fed: abbiamo scherzato, avanti con il QE

La release "a sorpresa" del dato finale del PIL americano nel I trimestre ha confermato quello che sapevano tutti, tranne il governatorato della Federal Reserve: cioé, che l'economia americana cresce, ma tuttora ad un ritmo stentato, e bisognoso di persistenti stimoli. Non si può immaginare a breve una riduzione del QE, ma se non una espansione ulteriore, perlomeno una revisione in senso qualitativo e non già quantitativo. L'ISM Index di maggio era una palese avvisaglia, e l'andamento dei consumi una plateale conferma. A proposito: l'inflazione continua ad essere glaciale; e questo lo si ravvisa non solo dai dati mensilmente resi noti dal governo USA; ma anche - giusto per mettere a tacere i cospirazionisti - dall'inflazione "prezzata" dai TIPS (Treasury Inflation Protected Securities); un mercato la cui dimensione esclude la possibilità di manipolazioni.

Il confronto fra il rendimento di mercato dei TIPS e il rendimento dei titoli di Stato USA a 10 anni misura un'inflazione, su base quotidiana, che adesso si attesta al di sotto della soglia del 2.0%. E' una misura su cui tutti i responsabili della politica monetaria globale metterebbero la firma. Non a caso il QE negli Stati Uniti è stato lanciato, nelle varie versioni, dopo che questa misura in tempo reale dei prezzi al consumo è scesa sotto l'asticella cruciale del 2%.
Stando così le cose, con una dinamica inflazionistica così fredda, si direbbe che la remota possibilità che a partire da settembre sia ridotto il programma di acquisti da 85 miliardi di dollari al mese, sia da accantonarsi definitivamente.

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