USA
I metalli industriali premono contro i prezzi al consumo

La Cina ha il piede sul pedale del freno: troppa crescita rischia di destabilizzare il sistema, esasperando la leva finanziaria in continua crescita. Per questo motivo, dalla fine dello scorso anno l'impulso monetario e creditizio è stato ridimensionato, al pari degli stimoli fiscali. Un rallentamento architettato da Pechino per gestire la crescita economica, che però irrimediabilmente si riflette sugli equilibri del mercato delle materie prime.
Una minore domanda cinese, però, non sembra affatto incidere sui prezzi delle commodity. In particolare di quelle ad impiego industriale: il rame si è spinto oltre i 10 mila dollari per tonnellata, volano alluminio e altri metalli. Evidentemente la ripartenza degli Stati Uniti prima, dell'Europa poi; più che compensano.

Questa dinamica promette di avere riflessi per i mesi a venire per la dinamica dei prezzi al consumo. Come suggerisce il grafico, sussiste una netta correlazione storica fra l'andamento del copper, e le aspettative inflazionistiche (negli Stati Uniti). Con il primo ad un nuovo massimo storico, apparirebbe realistica la previsione di un'inflazione attesa ben superiore al corrente 2.33%. Un CPI al 3.0%, di mercato e ufficiale, appare più probabile, a meno che si riuscisse a dimostrare che la fiammata di questi mesi delle materie prime sia un semplice fuoco di paglia. Impresa ardua e disperata, in effetti...

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...