Il ciclo economico globale sta rallentando

- 08/05/2014
Nel giro di sei mesi le aspettative degli economisti sulla ripresa economica americana e globale sono state letteralmente asfaltate. L’8 novembre 2013 JP Morgan stimava per il I trimestre di quest’anno una crescita annualizzata del 2.5%, tanto per dire; a consuntivo il primo dato per il Q1 indica uno sconsolante +0.1%, seppur passibile di revisione. Puntualmente il mercato azionario ha anticipato questo raffreddamento di ambizioni, con Wall Street che a fatica si è allontanata dal saldo invariato rispetto al 2013. Specularmente non è un caso che l’Italia compaia in cima alla classifica per performance 2014 fra i primi venti listini al mondo: il Belpaese è fra tutti, quello che fa registrare il maggior scostamento fra variazione del PIL attesa per quest’anno, e variazione (negativa) del PIL nel 2013.
Fra fondamentali e mercati azionari insomma c’è sempre una relazione; anche se non è sempre così diretta e immediata. Ma giova sempre esaminare con attenzione e spirito critico i primi, per meglio orientare le aspettative sui secondi.
Qualche giorno fa è stata resa nota l’abituale raffica di dati sugli indicatori dello stato di salute del settore manifatturiero: i cosiddetti “PMI”. Diciamo subito che i dati non sono certo stati esaltanti: il PMI globale, pur attestandosi oltre l’asticella dell’equilibrio dei 50 punti, si attesta al livello più basso degli ultimi sette mesi. Complessivamente, l’economia tira, ma ad un ritmo meno serrato di quello sperimentato fino all’inizio dell’anno.
Ma si tratta di un’informazione parziale: dopotutto si tratta di una media, ponderata, che può occultare la condizione di singole realtà, degne di nota. Ecco perché il grafico qui in alto è accompagnato da un indice di diffusione: vale a dire, la percentuale di economie, fra le prime 20 al mondo, il cui PMI si collochi al di sopra dei 50 punti.
E qui otteniamo una seconda informazione di rilievo: perché questa percentuale è in continuo calo da ottobre, quando 17 economie su 20 erano formalmente in espansione; fino ai giorni nostri, quando la percentuale si è attestata mestamente al 70%. Su 20 economie maggiori, ben 6 sono in contrazione: Cina, Brasile, Giappone, Australia, Russia e Hong Kong: mica poco…
Un esame visivo conferma la sensazione di una svolta ciclica verso il basso. Non si parla propriamente di una recessione; ma sicuramente di un rallentamento “fastidioso” del ritmo di crescita. Un fattore di disturbo, che ci obbliga a ponderare se i mercati azionari non si siano eventualmente spinti troppo in alto, rispetto alle condizioni della congiuntura economica.
E sì che fra Global PMI e mercato azionario (qui in basso lo S&P500) c’è sempre stata storicamente una certa correlazione...