Il debito spiega le valutazioni eccessive (II Parte)

- 19/04/2017
Si rimane sconcertati nel notare quanto sia cresciuto il debito negli ultimi vent’anni. Se siete di orientamento politico democratico, sarà facile puntare il dito contro le politiche di Bush, e le misure che hanno agevolato l’espansione del debito. Se foste repubblicani, avrete gioco facile nel sottolineare il boom senza precedenti del debito pubblico sotto l’amministrazione Obama.
L’aspetto sorprendente è che il debito è raddoppiato negli otto anni di presidenza Bush, ed è raddoppiato ulteriormente negli otto anni di presidenza Obama. Se ci soffermassimo al debito pubblico, noteremmo sconsolatamente che ha ormai superato la dimensione della nostra economia, a circa 20 mila miliardi di dollari.
Il fatto è che il debito è cresciuto molto più dello stesso prodotto interno lordo. Il debito complessivo, in termini reali, si colloca al 370% del PIL: stiamo parlando dell’esposizione debitoria del governo federale, degli enti locali, dei debiti degli studenti, del settore privato e dei prestiti fatti all’estero alle banche straniere. Questo ammasso di debito dovrebbe peraltro includere anche gli impegni di spesa futuri (per previdenza e sanità) e tutte le voci fuori bilancio: in questo caso arriveremmo a 40 trilioni di dollari, e a più del 500% del PIL! Niente può risultare più terrorizzante!
Ora che Trump dimostra di avere alcuni problemini con le riforme annunciate in campagna elettorale, non sarà che il mercato andrà incontro a seri problemi? E cosa succederà quando il mercato si accorgerà di questo enorme massa di debito?
L’unico modo per uscirne fuori sarebbe quello di promuovere una crescita, al netto dell’inflazione, del 3-4% annuale. Una ipotesi irrealistica, con gli attuali tassi di espansione demografica, con i baby boomer che vanno in pensione, con la riduzione del flusso migratorio, e con le aziende tuttora riluttanti ad investire in espansione della capacità produttiva. E ci si chiede perché siamo così pessimisti?!...