L’illusione ottica del mercato del lavoro

- 13/12/2013
Malgrado un consenso pressoché unanime secondo cui l’economia sta migliorando, la maggior parte degli indicatori macro rimane tiepida, come lo è stata negli ultimi due anni. A mio avviso la percezione della crescita economica è condizionata dall’illusione dell’abbassamento delle aspettative che ha caratterizzato sistematicamente gli ultimi cinque anni. Mi fa venire in mente una canzone di qualche anno fa che si chiamava “Essere a terra per tutti questi anni mi fa sentire su”.
Niente illustra questo aspetto, meglio dell’ovazione che ha accompagnato il rilascio del dato mensile sulle nuove buste paga di novembre, cresciute di 203 mila unità, e accompagnato da un calo del tasso di disoccupazione al 7.0%. Rispetto al passato, il guadagno occupazionale è stato mediocre, mentre il calo del tasso di disoccupazione è il risultato dell’ennesima riduzione del tasso di partecipazione della forza lavoro; più che un incremento delle buste paga.
Oltretutto questo dato, se fosse spalmato su dodici mesi (e così probabilmente non sarà), implicherebbe 2.436.000 posti di lavoro in un anno, pari all’1.78% della forza lavoro. Questo dato impallidisce rispetto alle performance del mercato del lavoro degli anni passati, ed è lontano dal livello necessario per avviare una ripresa auto-sostenibile.
Abbiamo esaminato le ultime otto riprese economiche, sulla base dei dati resi noti dal National Bureau of Economic Research; trovando che, in media, il numero degli occupati è cresciuto del 2.94% all’anno dopo il minimo del ciclo economico. Affinché questo dato fosse conseguito, i posti di lavoro avrebbero dovuto crescere al ritmo di 335 mila unità al mese: è un dato ovviamente mai sperimentato negli ultimi quattro anni e mezzo. Il dato di novembre sembra elevato, se confrontato con l’andamento degli ultimi anni, ma è una illusione alimentata dall’abbassamento delle aspettative.
Per quanto riguarda il livello del tasso di disoccupazione, abbiamo già detto che ciò è più il riflesso di una minore partecipazione della popolazione al lavoro, che non una genuina creazione di nuove buste paga. C’è chi fa notare che ciò dipenda dall’invecchiamento della popolazione, che ad un certo punto si ritira per limiti di età. Tuttavia, questo non spiega perché cali vertiginosamente anche il tasso di partecipazione da parte dello scaglione di età compresa fra i 25 e i 54 anni.
Non dimentichiamo che il tasso di disoccupazione U6 si attesta al 13.6%. Questo dato include i lavoratori scoraggiati che “attualmente non stanno lavorando ne’ cercano una occupazione, ma sarebbero disponibili a lavorare, e hanno cercato lavoro negli ultimi 12 mesi”; nonché coloro che “sarebbero interessati a lavorare a tempo pieno, ma sono costretti ad accettare un lavoro part-time”. Il numero degli occupati ha toccato un picco a gennaio 2008, e rimane attualmente di 1.4 milioni di unità inferiore a quel picco.