L’incertezza della Fed riflette i timori per l’economia

- 23/09/2013
La decisione a sorpresa di rimandare il tapering è il risultato di una svista della stessa Federal Reserve. La banca centrale americana ha sottovalutato l’impatto della decisione di maggio di mettere in discussone la riduzione degli acquisti di bond. L’errore è stato perpetrato nei mesi successivi nelle varie conferenze stampa, testimonianze parlamentari e discorsi pubblici. Sia il Chairman che gli altri esponenti della Fed hanno ravvisato a più riprese l’imminenza di un tapering, fino a pochi giorni fa.
I membri della Fed hanno pesantemente condizionato le aspettative, al punto che la maggioranza degli operatori di Wall Street si attendeva una riduzione anche soltanto minima in prossimità della riunione di settembre. La Fed, attraverso vari portavoce, ha appoggiato e anche incoraggiato il consenso, senza mai fare marcia indietro. La Fed ha affermato nel suo comunicato che «il restringimento delle condizioni finanziarie osservato negli ultimi mesi, se persistente, potrebbe indurre un rallentamento del miglioramento dell’economia e del mercato del lavoro». Per “restringimento” si fa riferimento al balzo di 140 punti base nei tassi a 10 anni. Quello che si omette di menzionare è che questa fiammata dei tassi è il prodotto delle stesse comunicazioni da parte della Fed, che hanno minacciato di far deragliare un’economia già fragile per conto suo, ponendo un tetto alla ripresa del mercato immobiliare.
La Fed capì immediatamente di aver commesso un errore parlando a maggio di tapering. Hanno fatto un parziale marcia indietro spiegando come, anche riducendo il programma di stimoli, il bilancio della Fed si sarebbe comunque espanso, e i tassi sarebbero rimasti a zero ancora per molto tempo. Ma una volta che gli investitori hanno realizzato che il QE non sarebbe più stato infinito, i tassi hanno continuato a salire, minacciando la ripresa economica.
A nostro giudizio, l’insuccesso dell’economia di avviare una crescita sostenibile è un fattore chiave nell’aver rinviato il tapering, sebbene la Fed continui a parlare di «condizioni sottostanti di forza dell’intera economia». Ma questo è contraddetto dalle previsioni della stessa Fed, ridotte sia per l’anno corrente, sia per il 2014. La stima di crescita del PIL per il 2013, formulata per la prima volta nel I trimestre 2011, sono state ripetutamente ridotte, al punto che oggi sono al metà del dato originario. Anche quando il FOMC ha iniziato a parlare di tapering pochi mes fa sapeva che la ripresa economica stava rallentando, ma puntava su un miglioramento congiunturale quanto poco credibile nel secondo semestre.
Inoltre Bernanke, durante la conferenza stampa successiva al FOMC, ha menzionato l’incertezza sullo scontro politico a Washington sul tetto del debito federale e sul bilancio dello stato. Possiamo essere d’accordo, ma resta il fatto che trattasi di un fattore noto da tempo.
Continuiamo a credere che la crescita economica resti debole, tale da non giustificare un ridimensionamento del QE. Troviamo significativo che Bernanke non appaia più così sicuro di iniziare a ridurre lo stimolo a partire dalla fine dell’anno.
In conclusione: la decisione della Fed di non procedere con il tapering del QE è stato prodotto dal balzo dei tassi di interesse e dalla debolezza economica che impatterà sui profitti. Tuttavia, l’avvio del tapering sarà argomento di discussione alla prossima riunione del FOMC, il che vuol dire che esso rappresenta una possibilità nelle prossime sei settimane, per cui un eventuale calo dei tassi di interesse su titoli e mutui minaccia di rivelarsi transitorio. Inciampare sarà sempre possibile. Per questo crediamo che il raggiungimento di nuovi massimi storici si rivelerà una falsa rottura.