La Fed ci avrebbe salvati dalla trappola della liquidità? (II Parte)

- 12/11/2014
C’è stata molta ansia negli Stati Uniti, alla vigilia della conclusione del QE3. Molti investitori temevano che il mercato avrebbe seguito l’involuzione successiva alla conclusione del QE1 e del QE2, con il mercato sceso rispettivamente del 12 e del 14%. Invece Wall Street ha continuato a salire, sorprendendo anche noi. È arrivata la notizia del Giappone, dove la Bank of Japan (BoJ), il governo e il fondo pensione pubblico GPIF hanno deciso di compensare il disimpegno della Fed. La BoJ ha aumentato l’obiettivo di bilancio da 65 a 80 trilioni di yen; allo scopo, ha asserito il governatore Kuroda, di cessare la spirale deflazionistica giapponese.
Lo scorso settembre, si riteneva che il GPIF avrebbe investito di più – dal 12.5 al 25% del patrimonio – in azioni giapponesi, ma si pensava che il tutto sarebbe stato approvato verso la fine dell’anno. La mossa anticipata è giunta a sorpresa; ma si sono dimostrati talmente preoccupati per la deflazione, da raddoppiare la componente Azionario internazionale, riducendo i bond domestici dal 60 al 35%. Inevitabilmente, ciò ha galvanizzato la borsa giapponese.
Siamo dell’avviso che questa mossa a sorpresa nel lungo periodo non sarà di alcun beneficio per il Nikkei, e si rivelerà sterile come tutte le altre misure approvate negli ultimi 24 anni. Vi ricordate quando lanciarono un QE circa venti mesi fa, senza alcun effetto apprezzabile in termini di innalzamento dell’inflazione? l’ultimo dato del PIL è drammatico: -7%. Stanno cercando di rimuovere la deflazione, esportandola verso i partner globali, spingendo verso il basso il valore dello yen. Si chiama “svalutazione competitiva”. Ma presto altre economie a loro volta in sofferenza saranno costrette a rispondere nello stesso modo, o mediante barriere tariffarie e doganali. Un esempio proviene dall’Arabia Saudita, dove si aumenta la produzione per ridurre il prezzo del petrolio, entrando in competizione con gli Stati Uniti: è sempre un tentativo di “esportare deflazione”...
Questo scenario globale ha provocato una “bolla delle banche centrali” che finirà molto male. Il crash del 2008 ha provocato il deleveraging, secondo una accezione comune. La realtà è che il debito totale globale, in rapporto al PIL, è salito di 36 punti percentuali, da allora: fino al corrente 212%.