USA
Le differenti posizioni sulla politica della Fed

Molti investitori ritengono che la Federal Reserve sia in ritardo, e che andremo incontro ad una perniciosa inflazione se la signora Yellen non aumenterà in tempi brevi i tassi di interesse. Altri invece trovano ottimale la posizione della Fed. Se un economista fosse tornato sulla Terra dopo cinque anni di assenza, osserverebbe una discreta ripresa economica con un tasso di disoccupazione prossimo al livello teoricamente ottimale, e con un'inflazione superiore al 2%: non crederebbe che in questo contesto la Fed mantenesse il tasso di riferimento prossimo allo zero!
Altri però ritengono che la Fed si stia muovendo bene perché la metà degli stati nel mondo o sono in recessione, o stanno per (ri)cadervi. Parliamo del Giappone, dell'Italia, e Francia e Germania non se la passano molto meglio; per non parlare di America Latina, mentre la Cina è minacciata da una possibile crisi del settore immobiliare. Anche se gli Stati Uniti mostrano una discreta cera, non sono certo in grado di muoversi isolatamente dagli altri. E se la Fed dovesse aumentare i tassi, non sarebbe meno in difficoltà del resto del mondo.
Io credo che l'eccesso di indebitamento - non soltanto negli Stati Uniti - spingerà le economie in una spirale deflazionistica che si rivelerà peggiore della Grande Recessione sperimentata dal 2007 al 2009. Assistiamo al calo delle quotazioni di zucchero, cereali, rame, energia e persino metalli preziosi, e al ribasso dei tassi di interesse, che confermano l'esistenza di pressioni deflazionistiche. È un "ciclo della deflazione" che minaccia di ripetere l'esperienza post-1929 negli Stati Uniti e post-1989 in Giappone.
Uno studio pubblicato questa settimana dalla Fed di St Louis, dal titolo “What Does Money Velocity Tell Us about Low Inflation in the U.S.”, conferma queste impressioni e analizza perché le famiglie stiano accantonando denaro anzichè spenderlo, provocando l'inflazione che solitamente è associata a manovre di stimolo da parte della Fed. È all'opera una combinazione di fattori: un'economia che non decolla dopo la crisi finanziaria; un drastico calo dei tassi di interesse, che sta inducendo gli investitori a rivedere i propri investimenti. In questo contesto, le misure straordinarie di politica monetaria hanno rafforzato la recessione, stimolando la domanda di moneta del settore privato. In questo stesso studio si evidenzia come incrementare la base monetaria non vuol dire stimolare l'inflazione perché la velocità della moneta sta precipitando. E se ciò avviene nell'ambito di una politica monetaria espansionistica, può compensare la maggiore offerta di moneta e condurre a deflazione, anziché ad una crescita dei prezzi al consumo.
Alla fine, abbiamo avuto il supporto alle nostre tesi anche dalla banca centrale...

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...