USA
Mari in tempesta negli Stati Uniti e nel resto del mondo

In passato abbiamo messo in guardia circa il rischio di un bear market deflazionistico globale, accompagnato da una recessione negli Stati Uniti e, probabilmente, in tutto il mondo. Crediamo che la previsione si stia realizzando, e ci terrà occupati per tutto il resto dell’anno e per almeno parte del 2017. Due settimane fa il settimanale Barron’s ha pubblicato un articolo dal titolo “Mari in tempesta”. Gli autori sostanzialmente rigettavano la nostra tesi, sostenendo che nonostante la turbolenza in borsa, l’economia eviterà una recessione, crescendo quest’anno del 3%. Ma anche se Barron’s fosse nel giusto, si tratterebbe pur sempre della ripresa più fiacca dal Dopoguerra ad oggi.
Ecco i nostri nove motivi per cui quest’anno andremo incontro ad una recessione:

1)    lo S&P500 ha toccato un picco nel 2015 a 2135 punti, e nel frattempo ha abbattuto diversi supporti, fino a quello appena sopra i 1800 punti. Si tratta di un livello di estrema rilevanza che alla lunga sarà abbattuto. A quel punto il downtrend potrà proseguire…
2)    La differenza fra i rendimenti a 10 anni e quelli a 2 anni sui Treasury americani si è ridotta ad appena 83 punti base: è il livello più basso da fine 2007. Un indicatore di deflazione…
3)    Secondo Bloomberg, le emissioni di bond ad alto rendimento sono scese del 72% rispetto ad un anno fa. Notevole la completa assenza di emissioni da parte di compagnie energetiche e Materials: segno di mancanza assoluta di domanda. Ciò avrà impatto sui futuri tassi di insolvenza.
4)    Il Bloomberg Commodity Index, calcolato a partire dal 1991, ha realizzato un minimo assoluto a gennaio, e si attesta al momento del 68% sotto i massimi assoluti.
5)    L’oro è salito vistosamente negli ultimi mesi, con gli investitori che temono una svalutazione della moneta e i tassi di interesse negativi.
6)    L’ISM Index si è mantenuta sotto la soglia dei 50 punti per cinque mesi consecutivi. È la soglia che tipicamente separa espansione da contrazione.
7)    Le revisioni verso il basso delle stime di profitto, si registrano ad un ritmo pari al doppio rispetto agli ultimi cinque anni, con i profitti che si contraggono ai ritmi più sostenuti dalla crisi finanziaria in poi.
8)    La Federal Reserve di Atlanta ha appena rivisto verso il basso la stima del PIL per il primo trimestre: dal +2.1 al +1.9%. Al contempo è stata tagliata la previsione (da +3.5 a +3.1%) della crescita dei consumi.
9)    La Fed sta osservando tutte le variabili prima di procedere ad un nuovo aumento dei tassi di interesse. Ma tutte le banche centrali mondiali iniziano a soppesare i rischi di “effetti collaterali” delle scelte intraprese. Il timore è che sia stato assunto debito eccessivo, e non produttivo di reddito in grado di coprire il servizio del debito. Questo debito ha fatto precipitare molte economie in una pesante recessione, e i suoi effetti sono lungi dall’essersi del tutto manifestati.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...