Non si scorge una ripresa auto-sostenibile

- 29/07/2013
Il rialzo della borsa iniziato a marzo 2009 ha poggiato su due fattori principali: robuste dosi di politica monetaria accomodante, e un boom del 95% dei profitti aziendali. Ora, una riduzione degli acquisti di titoli (tapering) e una conclusione anticipata del QE incombono all’orizzonte, mentre il ritmo di crescita degli utili si va ridimensionando. Ciononostante, gli investitori restano in prevalenza bullish, attendendo in prospettiva una ripresa economica sostenibile e un miglioramento del ciclo dei profitti. Una assunzione molto dubbia: l’economia si muove del 2% all’anno dal 2010, e non sembra avere intenzione di accelerare; casomai, sembra perdere colpi. Suggerendo che gli utili probabilmente si ridurranno, e non il contrario.
Il problema principale che affronta l’economia è la mancanza di domanda, e non vediamo cosa possa fare modificare nel breve questa tendenza. Il PIL nel I trimestre è cresciuto di appena l’1.8%, mentre nel Q2 è probabile che non si vada oltre l’1.0% a causa della spesa per consumi ristagnante, di un reddito disponibile che non migliora, di incrementi retribuzionali minimi e di un tasso di risparmio sui minimi storici.
L’occupazione a giugno era ancora di 2.1 milioni di unità inferiore al picco del 2008, e oltretutto il recupero è stato trainato da impieghi a basso salario o a tempo parziale. Conseguentemente, il reddito disponibile a maggio si colloca su livelli inferiori rispetto a quelli di cinque anni prima. Da allora la spesa per consumi è cresciuta di appena il 4.7%: in tutto il periodo, non annualmente. E questo soprattutto grazie ad una riduzione del tasso di risparmio da un massimo dell’8.3 all’attuale 3.2%.
Dal momento che la spesa per consumi rappresenta circa il 70% del PIL, non vediamo come altri settori possano compensare in misura significativa il calo della domanda. Oltretutto, l’economia rischia di affrontare altre minacce in conseguenza dell’austerità fiscale prevista a Washington per il 2014, senza tener conto del tetto al debito federale. Ciò può condurre anche ad una paralisi finanziaria del governo federale: una eventualità che non ha ancora catturato l’attenzione dei media, ma che presto guadagnerà le prime pagine dei giornali.
Il mercato non si può certo aspettare che vi sia l’incremento vertiginoso degli utili aziendali fatto registrare fra il 2009 e il 2012. La crescita degli EPS nel Q1 è stata del 6.3% rispetto ad un anno fa, ma nel Q2 appare destinata a rallentare ulteriormente. Le vendite invece mostrano addirittura una contrazione dello 0.4%, con i margini di profitto ormai tiratissimi e prossimi a ritornare verso valori medi.
In definitiva il mercato sta perdendo i suoi due principali sostegni: gli utili e il QE. L’unico modo con cui è possibile perpetrare lo stimolo monetario è rappresentato da un crollo dell’economia: una eventualità che dubitiamo sarebbe salutata con favore da parte degli investitori.