Osservare al di là delle condizioni climatiche

- 21/02/2014
A nostro avviso l’economia sta deludendo, anche tenuto conto dei fattori meteorologici. Lo stiamo dicendo da un po’ di tempo: dopo le grandi crisi del credito, la crescita economica risulta inferiore alla media per diversi anni. Ed è ciò che sta succedendo. Da tempo il PIL cresce più o meno del 2% annualizzato. Ogni volta che questa soglia è superata, gli “esperti” credono che l’economia abbia guadagnato velocità di fuga, salvo essere immediatamente smentiti.
Già prima che il maltempo imperversasse, l’economia stava rallentando. Il reddito disponibile in termini reali è salito di appena lo 0.6% annuo, e la spesa per consumi è rimasta sostenuta solo grazie al taglio del tasso di risparmio. Il PIL della seconda metà del 2013 è stato sostenuto dalla crescita indesiderata delle scorte, che impatterà negativamente sui prossimi trimestri. La crescita delle buste paga non è migliorata negli ultimi tre anni, il settore immobiliare va rallentando, la vendita di case esistenti a novembre è risultata negativa rispetto ad un anno fa, e l’accensione di nuovi mutui delude. Tutto questo, prima che il maltempo si scatenasse.
Certo, questo è un fattore che ha peggiorato la situazione. Quando il tempo tornerà a sorridere, sarà normale assistere ad un recupero. Tuttavia, non faremo altro che assistere ad una ripresa ancora una volta non lontano dalla media degli ultimi anni. Prendiamo ad esempio la crescita occupazionale. L’occupazione a novembre è cresciuta dell’1.82% rispetto all’anno precedente; questo dato si confronta con il +1.88% di marzo 2012. A gennaio il dato è sceso a +1.65%. Affinché la crescita annuale a marzo torni sui livelli di novembre, l’economia dovrebbe produrre 325 mila nuove buste paga in questi due mesi. Se febbraio deluderà, come i mesi passati, a marzo i nuovi posti di lavoro dovrebbero attestarsi a 4-500 mila unità. E anche allora, non faremmo altro che mantenerci nella media deludente degli ultimi mesi.
Senza considerare che l’economia mondiale sta egualmente rallentando. Il FMI ha ammesso che il PIL globale è ancora fiacco e che permangono significativi rischi verso il basso. L’Europa cresce a malapena, mentre la Cina mostra segni di rallentamento che vanno al di là dei dati riportati dal governo. E si leggono rapporti poco incoraggianti sullo stato di salute del “sistema finanziario ombra”: la Cina ha circa 1800 miliardi di dollari investiti nei cosiddetti trust, e di questi una parte consistente è a rischio di insolvenza. Il 40% di queste forme di investimento scade quest’anno, e alcuni sono già andati in default. Non sappiamo quali possano essere le conseguenze per l’economia cinese per una serie di fallimenti a catena.
Ci sembra che gli investitori stiano guardando l’economia con lenti tinte di rosa, e che il rischio di mercato resti insostenibilmente elevato.