USA
Sicuri che l'inflazione sia sotto controllo?

Il dato di maggio dell'indice dei prezzi al consumo ha permesso a molti di tirare un sospiro di sollievo: benché marginalmente in crescita rispetto al mese precedente, si è rivelato di gran lunga inferiore alle aspettative. La sventagliata di rincari tariffari di aprile non si è ancora trasmessa ai prezzi finali dei beni di consumo, o perlomeno si nasconde molto bene, compensata da altri fattori depressivi dell'inflazione (come il contributo del mercato immobiliare).
Gli economisti frenano gli entusiasmi, suggerendo la possibilità che l'impatto si manifesti nei mesi a venire. Ma forse è la prospettiva adottata a fornire una raffigurazione se non distorta; probabilmente parziale.

Siamo abituati ad esprimere l'inflazione come variazione annuale dell'indice dei prezzi al consumo. La figura in alto invece mostra il CPI come tasso di variazione a 5 anni. Emerge una soglia critica, situata a +25%. Una soglia soltanto toccata ad inizio anni Novanta, prima di un processo di disinflazione che ha permesso alle autorità di ridurre stabilmente il costo del denaro, con grande beneficio per gli investitori in reddito fisso ed azioni.
Viceversa, questa soglia è stata sfondata negli anni Quaranta, anticipando un'inflazione bellica che sarebbe rientrata soltanto con il ritorno alla normale attività manifatturiera; e ad inizio anni Settanta, ancor prima del boom del petrolio da embargo dell'OPEC.
Il fatto che, abbastanza in silenzio, il CPI si sia spinto oltre il +25% quinquennale, è stato accolto con totale disinteresse. Forse invece dovrebbe suggerire una maggiore cautela nel ritenere archiviata la questione inflazionistica.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...