Una tolleranza pericolosa

- 20/03/2025
Il FOMC di ieri ha rivelato la disponibilità della Federal Reserve a tollerare un'inflazione temporaneamente più lontana dall'obiettivo ufficiale del +2.0%, in attesa di conoscere i contraccolpi delle politiche commerciali adottate dall'amministrazione Trump. In caso contrario, si renderebbe necessaria una stretta monetaria, o quantomeno dichiarare ufficialmente completato l'easing andato in modalità hold a dicembre; a fronte di un'economia che mostra da un paio di mesi un certo affanno.
Il mercato ha approvato questo pragmatismo, e le aspettative inflazionistiche al momento danno ragione alla cautela di Powell. Ma in prospettiva la variazione dei prezzi al consumo costituisce ancora una minaccia.
Se uscissimo dalla logica della variazione annuale, scegliendo archi temporali più ampi, ci accorgeremmo di una dinamica tuttora poco confortante. La variazione a 5 anni del CPI americano punta ancora verso l'alto.
Quel che è peggio, è indirizzata verso quella soglia del +25% che storicamente costituisce un momento chiave per il controllo dei prezzi al consumo. La soglia fu superata infatti nel 1944 e nel 1973, e la circostanza alimentò una fuga dell'inflazione che finì per sfuggire al controllo delle autorità. Nell'episodio più recente fu necessaria una drammatica stretta monetaria che spinse l'economia USA in una doppia recessione, mentre dopo la Seconda Guerra Mondiale Washington impose una repressione finanziaria, fissando un tetto a tassi di interesse che altrimenti sarebbero decollati. Il conto fu pagato dai percettori di redditi fissi.
Ad inizio anni Novanta invece la soglia fu toccata, ma non superata. Provvidenzialmente.
E ora ci risiamo, o quasi. Sarà interessante vedere come si comporterà il CPI, qualora fra alcuni mesi dovesse eventualmente sollecitare di nuovo questo argine strutturale.