Commodities
Il ciclo lungo dell'oro contro Wall Street

Molti investitori e osservatori osservano e commentano con un certo stupore la straordinaria performance dell'oro, riuscito agevolmente a spingersi oltre i 3.000 dollari per oncia. La prestazione è facilmente confrontata con l'indice più rappresentativo dei mercati azionari, il che produce una seconda impressione per via della leadership da tempo assunto dal metallo giallo nei confronti di Wall Street.
In effetti sorprende che il rialzo dell'oro sorprenda. Perché l'inversione di tendenza ai danni dello S&P500 è maturata già alcuni anni orsono. Merito di una ciclicità che ha generato un credibile segnale, se non di avvicendamento, quantomeno di candidatura ad una presenza stabile nei portafogli di investimento.

La figura propone il confronto fra la performance "total return" del mercato azionario americano e quella del metallo giallo. Poiché le società di Wall Street erogano periodicamente un dividendo agli investitori, è corretto tenerne conto, anche se l'oro per definizione non risulta altrettanto munifico.
Detto questo, si scorgono tendenze durature nei rapporti di forza: ultradecennali. La differenza fra i ritorni percentuali a dieci anni di S&P TR e gold ha puntato verso l'alto dal 2000 al 2011, poi verso il basso dal 2011 al 2011, indi nuovamente verso l'alto. Il confronto ha prodotto oggettivi segnali di ribaltamento di tendenza secolare, nelle interazioni con la media mobile di lungo periodo, a novembre 2000, poi a maggio 2012, indi di recente - si fa per dire - a giugno 2022: quasi tre anni fa.
A -63%, il confronto fra i ritorni decennali dei due asset si colloca ancora in territorio negativo. Spazio per crescere ce n'é ancora molto. E fino a prova contraria la tendenza è ben delineata. Sulla base dell'esperienza passata, anche per gli anni a venire.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...