Il decennio delle commodity

- 26/04/2023
Sul finire del 2020 AGE Italia ha proclamato quello allora appena iniziato come il decennio delle materie prime. L'annuncio è stato accolto con comprensibile scetticismo, ma con il passare del tempo la chiamata si è rivelata azzeccata. Non solo in termini assoluti, ma anche relativi: con il bear market azionario dello scorso anno negli Stati Uniti che ha rafforzato l'inversione dei rapporti di forza fra un asset da sempre presente nel portafoglio degli investitori - dopotutto, la borsa americana pesa ancora per il 60% del paniere del MSCI All Country Index... - ed un asset ancora piuttosto latitante fra le forme di investimento preferite.
Il ribaltamento dei rapporti di forza emerge chiaramente quando si confronta un indice anche quest'anno positivo ma tutt'altro che brillante, come lo S&P500; con un asset che tenta da quasi tre anni di sfondare le resistenze, come l'oro. Il metallo giallo ha sottoperformato il benchmark di quasi tutte le gestioni azionarie per un decennio: fino al 2021.
Da allora è iniziata una risalita, senza soluzione di continuità, che non molti mesi fa ha avuto ragione della media mobile a tre anni. La figura in alto esprime la differenza fra le performance a dieci anni di queste due forme di investimento. Tipicamente estremi sono conseguiti quando lo spread di ritorno raggiunge il 500%, ma nel 2021 il ripiegamento dell'oro a vantaggio di Wall Street, si è interrotto per effetto della fine del ciclo discendente dei tassi di interesse, indotto da una ripartenza dell'inflazione che ha obbligato le banche centrali a correre ai ripari, aumentando a più riprese il costo ufficiale del denaro. Non è un caso che l'aumento globale dei policy rate sia coinciso con la svolta verso l'alto del Gold/SPX ratio: con il primo che, non distribuendo cedole, beneficia di tassi reali negativi; ed il secondo che, al contrario, è risultato penalizzato dalla crescita del fattore di sconto dei flussi reddituali futuri.
Non sappiamo se la parabola crescente di questo rapporto raggiungerà un'anzianità analoga a quella del precedente ciclo del 2000-2011. Sappiamo però che per l'appunto questi cicli risultano piuttosto duraturi, e che fino a prova contraria il segnale maturato nel corso dello scorso anno è lungi dall'essere messo in discussione. Per cui è sensato preferire il metallo giallo a Wall Street.