Commodities
Il petrolio è in dirittura d’arrivo

Quando si è zavorrati, è difficile spiccare definitivamente il volo. Prima o poi interviene una forza che ti trascina verso il basso. O che contiene il tentativo di proseguire verso l’alto. Nel caso del petrolio WTI, questa duplice forza si chiama “fondi hedge” e “shale oil”. Procediamo per gradi. Il rialzo del petrolio dalla fine del 2008 all’inizio del 2011, fu agevolato da una rara circostanza: l’asfaltatura degli hedge fund. I grandi speculatori sospinsero artificiosamente la crescita delle quotazioni nel 2008: in piena recessione conclamata, l’aspettativa che la tendenza continuasse all’infinito spinse questi operatori ad aggiungere sistematicamente posizioni. D’altro canto, la tendenza era ben definita, e i fondi hedge sono in larga prevalenza trend follower.
Ad un certo punto la forza di gravità ha prevalso, e il Crude Oil ha svoltato drammaticamente verso il basso; rovesciando il meccanismo che ne favorì l’ascesa: il margin call indusse gli speculatori a liquidare al meglio le posizioni, e un minimo fu raggiunto, appunto sul finire del 2008, soltanto quando il saldo netto degli hedge fund risultò completamente azzerato.

Quale differenza con il minimo di inizio anno. Anche in questo caso si è assistito ad una massiccia accumulazione di posizioni lunghe da parte degli hedge fund – fino e oltre il 25% dell’Open Interest complessivo – senza che ciò abbia favorito un effettivo apprezzamento peraltro.
Scornati dall’esperienza precedente, i fondi speculativi hanno tenuto duro, e soltanto in parte hanno liquidato durante la discesa: il saldo netto si è al massimo dimezzato; ma quando a febbraio si è aperta la finestra stagionale favorevole, evvai! tutti di nuovo sull’Oil trade!

Ecco dunque la zavorra: allo stato attuale il saldo netto si è spinto di nuovo oltre la soglia del 20% delle posizioni complessivamente in essere. Quando questa asticella è stata raggiunta, ad agosto 2013 e a maggio dello scorso anno, il WTI ha sostanzialmente smesso di crescere, e ha ricominciato a scendere, rispettivamente. La storia si ripeterà?

Il timore è fondato, considerata la contiguità delle quotazioni al primo target tecnico fra 48 e 49 dollari per barile; area che soltanto per caso coincide con la zona dei massimi dello scorso autunno dalla quale partì l’ultima zampata dell’Orso. E possiamo star certi che chi ebbe all’epoca la sventurata idea di comprare, non vedrà l’ora di uscire dal mercato, in pareggio, ora che le quotazioni flirtano con la soglia dei 50 dollari per barile.

Ci sono ulteriori due considerazioni da fare. La prima, come si diceva, è di natura stagionale: il petrolio da’ il meglio di se’ fra la terza decade di gennaio e la seconda decade di aprile. In questi tre mesi sono stati registrati progressi – spesso lusinghieri – in ben 25 degli ultimi 32 anni. Dal 21 aprile in poi la stagionalità non decade miseramente, ma si fa meno invitante.
La seconda considerazione è di natura fondamentale. Come tutti sanno, le quotazioni particolarmente infime raggiunte in inverno hanno indotto i produttori di shale oil a disimpegnarsi, non essendo più conveniente estrarre greggio a quelle quotazioni di mercato. Con enorme sorpresa di molti, ciò non ha provocato fallimenti a catena: la produzione è rimasta idle, dormiente. Le trivelle in attività (rig count) sono state decimate, ma la risalita delle quotazioni torna a rendere conveniente l’attività estrattiva.

Una larga frazione dell’output diventa conveniente con una quotazione pari o superiore a 50 dollari. Un punto di pareggio peraltro in continuo calo, grazie alle innovazioni di processo.
Il raggiungimento di questa soglia dunque susciterà la riattivazione di numerosi impianti, che forniranno offerta addizionale ad un mercato che peraltro fa i conti con una congiuntura in prospettico rallentamento.
Sebbene ci siano ancora alcuni margini di miglioramento nel brevissimo periodo; non saremmo sorpresi se le considerazioni esposte inducessero un’inversione di tendenza dopo il primo quadrimestre di quest’anno.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...