Perché l'oro ha inugurato un bull market secolare

- 03/06/2020
All’inizio dell’anno, nell’ambito dell’Outlook per il 2020, è stata emessa una raccomandazione positiva di lungo periodo sull’oro. Questo sulla scorta di una considerazione basata sulla cosiddetta ampiezza di mercato. Di che si tratta?
Convenzionalmente, il metallo giallo è quotato in dollari; la valuta di riferimento per le commodity di tutto il mondo. Questo può provocare effetti distorsivi, se consideriamo che l’oro è in qualche modo un di moneta, storico alter ego del biglietto verde. Sicché il rafforzamento del dollaro per motivi contingenti, traducendosi in fiacchezza del loro, finisce per sovradimensionare una debolezza che magari non trova riscontro in altre divise.
È per questo motivo che spesso si esamina l’andamento del loro in euro, sterline, yen e altre divise. Abbiamo fatto di meglio: calcolando su base giornaliera la differenza fra le quotazioni in crescita e quelle in calo nelle rispettive divise, nell’ambito del paniere del Bloomberg Dollar Index. Si perviene in questo modo ad una misura “democratica” dello stato di salute del metallo giallo, che prescinde dalla divisa di riferimento, e dall’entità delle performance giornaliere.
Sotto questa prospettiva, l’ampiezza di mercato del metallo giallo si è prodotta in una rottura storica sul finire dello scorso anno quando è stato portato via il picco del 2014. Una rottura storica, un nuovo massimo di ampiezza di mercato puntualmente seguito da un miglioramento in tutte le divise.
L’importanza di questo segnale emerge in tutta la chiarezza allorquando si consideri che analoghe rotture del passato hanno sempre preceduto l’inaugurazione di bull market pluriennali, da parte dell’oro: tanto durante gli anni ‘70, tanto in occasione del rialzo pluriennale di inizio secolo.