La mappa dei mercati emergenti

- 19/09/2014
Dal punto di vista fondamentale, scarsi progressi sono stati compiuti negli ultimi anni negli EM. Avvantaggiati dai consistenti flussi finanziari internazionali, da un lato, e dal boom delle commodity, dall'altro; i governi EM hanno riposato su comodi allori per tutto lo scorso decennio. Risultato: un progressivo deterioramento della competitività, e una riduzione dei profitti per azione che va fatto venir meno la convenienza in termini di Price/Earnings che caratterizzava questo segmento di mercato.
Conseguentemente, la bilancia commerciale è scivolata in passivo, e il P/E si è surriscaldato.
La figura qui in alto colloca i vari mercati EM nell'ambito di una matrice, a seconda del saldo di bilancia corrente (scala orizzontale) o dello scostamento del P/E rispetto alla media storica (scala verticale). In linea di principio, dovremmo evitare le economie che presentano un deficit di bilancia corrente (parte di sinistra) e un P/E superiore alla media (parte superiore).
Ne consegue che i mercati che si collocano nel quadrante superiore sinistro sarebbero da evitare: Sudafrica, Brasile, India e Indonesia. Borderline la posizione di Brasile e Messico.
Di converso, le piazze azionarie da prediligere, fra gli EM, si collocano nel quadrante inferiore destro: spiccano fra le altre Cina, Corea r Taiwan.