Spostamenti di allocazione negli EM

- 12/05/2017
Ci sono alcune criticità che incominciano ad emergere negli EM. Pressata dalla bolla del credito, la Cina incomincia a tirare i remi in barca: i tassi di interesse crescono, e lo stimolo fiscale si riduce. La stretta del credito inizia a farsi sentire sulla crescita delle importazioni, che declina: a tutto svantaggio delle economie che esportano materie prime verso Pechino. Ma non solo: Taiwan e Corea del Sud, che pur dovrebbero godere del ribasso delle commodity, propongono borse dall’elevata correlazione con l’andamento di petrolio e metalli ad uso industriale.
Questa evoluzione inizia però a produrre contraccolpi nei rapporti di forza fra le economie emergenti: con quelle importatrici di materie prime che, al margine, risultano meno penalizzate rispetto a quelle “produttrici”.
Rischi così di deragliare il periodo di risk-on che ci ha accompagnato negli ultimi due anni: un periodo ben sintetizzato dal rapporto EM LatAm/Asia.
Il rapporto manifesta da diversi anni una evidente pendenza discendente. In linea con l’andamento delle commodity – per certi versi evidentemente speculare rispetto a quello del mercato azionario globale – il confronto fra MSCI Emerging Latin American e il MSCI Emerging Asia ha manifestato una inclinazione negativa; che pur non ha escluso occasionali rimbalzi. Uno di questi è occorso dall’inizio del 2015 all’inizio di quest’anno: quando è stata sollecitata la parete superiore del canale discendente.
Questa circostanza ha indotto negli ultimi mesi una revisione dell’allocazione strategica: pur nell’ambito di un sottopeso tuttora assegnato alle borse EM, è stato ridotto il peso delle borse del Sudamerica, a tutto vantaggio dei listini asiatici: Taiwan, Corea e Hong Kong, in particolare.
Bisogna essere preparati all’evenienza che il rapporto proceda verso il basso, fino al confine inferiore del percorso manifestatosi nell’ultimo decennio.