31 gennaio 2024: una data storica per il Bitcoin

- 02/02/2024
Il 10 gennaio 2024 per gli investitori di (quasi) tutto il mondo rimarrà una data storica al pari di quella che 20 anni prima aveva dato il via alle contrattazioni del primo ETF con sottostante oro fisico.
Autorizzando al collocamento le undici richieste provenienti da emittenti del calibro di BlackRock, Fidelity, Invesco, Grayscale e VanEck giusto per citarni alcuni, gli investitori americani hanno adesso a disposizione il loro primo ETF della storia con sottostante il Bitcoin fisico con prezzo spot.
Quindi nessuna difficoltà per l’investitore nel dover comprendere se la replica è corretta e lineare come accadeva con il contratto futures, meno costi e più liquidità per quella che sembra essere una strada spianata all’ingresso di massicci capitali privati. Almeno nelle speranza di chi ha portato gli ETF sul mercato.
I primi tre giorni di quotazioni sono stati decisamente intensi con volumi che hanno superato i 10 miliardi di dollari. Ma aperte le porte si aprono anche i portoni e fioccano le richieste di nuove quotazioni di ETF a leva. Da quando i cancelli dell’autorizzazione sono stati aperti sono già cinque le richieste di ETF leverage speculativo tra 1.5 e 2.
Non stupisce la reazione di Bitcoin all’annuncio, una fiammata e poi un ritracciamento. Chi doveva fare provvista aveva già sistemato le posizioni. Da adesso inizia un percorso difficilmente condivisibile dagli investitori europei che, con le attuali normative Ucits, dovranno probabilmente continuare ad accontentarsi degli ETN in circolazione ormai da 5 anni.
In alternativa si potrà comprare sulla piazza Usa strumenti non armonizzati, ammesso e non concesso che i broker consentano la cosa mettendo per esempio a disposizione i KID sulle piattaforme europee oppure autorizzando all’operatività anche il segmento cosiddetto “retail”.
Un aspetto indirettamente positivo per gli investitori europei queste quotazioni lo hanno già determinato. Il drastico taglio delle commissioni di gestione degli strumenti quotati. Ad esempio il WisdomTree Physical Bitcoin ETP vedrà una riduzione dei costi dallo 0,95% allo 0,35%. L'Invesco Physical Bitcoin ETP vedrà una riduzione delle commissioni dallo 0,99% allo 0,39%.
Il primo mese dell’anno per Bitcoin si avvia così ad essere messo in archivio con un bilancio flat come quello di Ethereum che rappresenta il prossimo oggetto del desiderio degli investitori visto che anche qui ci sono richieste in corso di quotazione di diversi ETF presso la SEC. Per ora questo rimane però solo un sogno visto che la stessa SEC ha rinviato l’attesa decisione sulla richiesta di Fidelity e Grayscale relativa proprio ad un ETF con sottostante Ethereum.
Ma il 2024 sarà anche l’anno del quarto halving della giovane storia di Bitcoin. Anche questo halving farà registrare rispetto al precedente una moltiplicazione del prezzo che però non sarà certamente pari alle 14 volte del terzo halving o le stellari 56 volte del secondo.
L’halving è quel meccanismo che ogni quattro anni circa (per la precisione ogni ogni 210.000 blocchi estratti) dimezza la ricompensa per i miners. Ad aprile diventeranno 6,25 rispetto ai 12,5 attuali. Con questo meccanismo che aiuta a controllare l'inflazione di Bitcoin, viene ridotta la velocità di creazione mantenendo la rarità e, in teoria, il valore della valuta digitale.
Tornando alla quotazione ETF, fa rumore il rifiuto di Vanguard di offrire gli ETF spot su Bitcoin sulla propria piattaforma di consulenza con il colosso dell’asset management che ha confermato di non avere nessuna intenzione di lanciare a breve un prodotto di questo tipo. Per chi fosse interessato le motivazioni sono state spiegate in questa intervista.
Se si tratta di sola tattica dopo le recenti critiche dei Bogleheads sulla quotazione di ETF e fondi attivi non in linea con la filosofia del suo fondatore Jack Bogle lo scopriremo presto, di certo Vanguard si è persa nel primo giorno di negoziazione una fetta dei 4,5 miliardi di dollari che sono affluiti verso i Bitcoin spot ETF, con iShares Bitcoin Trust e Grayscale ad accaparrarsi le parti più grosse della torta.
Ricordando che la differenza principale tra i nuovi ETF e il “vecchio” BITO sbarcato nel 2021 è che i primi hanno sottostanti fisici replicando il prezzo spot di giornata, mentre il secondo ha come sottostante il contratto futures con tutte le annose questioni del rolling ad ogni scadenza, ci sarà da comprendere bene cosa succederà a tutti quei prodotti che sono stati quotati negli ultimi tempi e che, magari privi di volumi importanti, a questo punto potrebbe subire corposi deflussi provocando per alcuni il mesto destino del delisting. La riduzione delle commissioni di gestione è il primo sintomo del disagio.
Se è vero che il veicolo ETF è più sicuro degli ETN, non bisogna dimenticare che le quotazioni di Bitcoin sono determinate da piattaforme (exchange) che non hanno dato certamente sfoggio di sicurezza negli ultimi anni. A questo si aggiunge anche il rischio controparte di “storage”, anello forse sottovalutato della catena del rischio. Se Coinbase o qualche wallet depositario dovessero saltare in aria dubitiamo seriamente che Bitcoin (e quindi l’ETF) non subirebbero dei contraccolpi nell’immediato nelle sue valutazioni.
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