Come investire in bond in dollari USA

- 07/02/2019
NOTA. Il presente articolo è estratto da "Forex Portfoglio", supplemento infrasettimanale di Strategie Valutarie, la pubblicazione di AGE Italia dedicata agli investitori sul Forex.
Terzo appuntamento dedicato all’investimento in obbligazioni emesse in Dollari americani. Nella prima puntata di questa mini serie abbiamo parlato di obbligazioni indicizzate alla curva dei rendimenti statunitense. Nella seconda puntata di TIPS (obbligazioni indicizzate all’inflazione). In questa terza parte andiamo sul classico tasso fisso, l’investimento più gettonato e ricco di offerta sia lato bond che lato ETF.
Per quello che riguarda le obbligazioni si va dai Treasury alle emissioni sovranazionali per arrivare alle obbligazioni corporate ed emergenti, ovviamente con dosi di rischio via via crescenti. Siccome la valuta è già di per sé un elemento di incertezza di un investimento, siamo dell’idea che la scelta di investire in una divisa diversa dall’Euro richieda il massimo della sicurezza in termini di emittente eliminando ogni fattore di rischio alla fonte.
Per questo motivo suggeriremo al termine dell’analisi di oggi un mini paniere di bond con una buona liquidità e che possono essere utilizzati per costruire una strategia cosiddetta laddering, ovvero indicata per chi vuole investire a tasso fisso cercando di ridurre il rischio tasso grazie al reinvestimento progressivo delle scadenze.
Anche nel mondo degli ETF ormai c’è l’imbarazzo della scelta per chi vuole investire sui titoli di stato americani, su diversi tratti di curva o con uno strumento aggregato. Anche per questi strumenti indicheremo quelli che a nostro parere sono gli ETF più indicati per effettuare un investimento di questo tipo.
Con il progressivo appiattimento della curva dei rendimenti americani il premio riconosciuto dal mercato sulle scadenze lunghe è diventato sempre più sottile.
Gli stessi Fed Funds prezzano ad un livello di tasso più alti di quello offerto dai titoli di stato americani su scadenze fino a 5 anni, un precedente non molto incoraggiante per chi volge lo sguardo al passato.
Prima di arrivare alla lista degli strumenti riteniamo però utile illustrare i risultati di qualche back test che abbiamo effettuato su portafogli contenenti tasso fisso americano. Back test che ovviamente per ragioni di spazio non possiamo qui riportare integralmente ma che saranno naturalmente a disposizione di coloro che richiederanno lo studio più dettagliato.
Il primo back test che abbiamo effettuato è semplicemente un confronto tra la redditività di investimento in titoli di stato americani a 5, 10 e 30 anni di scadenza in un arco temporale che va dal 1978 al 2018.
L’analisi è condotta su dati rolling che mantengono invariata la scadenza del bond con un capitale di partenza di 10 mila Dollari.
Il risultato finale è scontato in un periodo di bull market secolare dei bond . Le scadenze lunghe hanno permesso a 10 mila $ di diventare 262 mila con un tasso di rendimento annuo composto del 8.3% che al netto dell’inflazione si riduce a 4.6%. Un punto abbondante sopra il rendimento offerto da un titolo a 5 anni.
Questo il lato positivo della medaglia. Naturalmente le scadenza lunghe risultano più volatili e rischiose in periodi di tempo più ristretti. L’investimento in Tbond trentennali ha subito infatti un massimo drawdown del 23% contro il -10% del Treasury a 5 anni. La volatilità di quasi l’11% (contro il 6% del 5 anni) è decisiva nel far pendere la bilancia del rapporto rischio rendimento a favore di un investimento più breve in termini di durata. Il rendimento per unità di rischio espresso dallo Sharpe Ratio è infatti più elevato sulla scadenza a 5 anni (0.45).
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