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Per le cripto un bull market che non si estingue mai

Bit Report è un rapporto nato nel pieno della prima bolla speculativa sulle criptovalute datata dicembre 2017. Gli scettici potevano pensare che quello era il segnale del punto più alto della speculazione di bitcoin prevedendo l’estinzione del Bit Report nel giro di pochi anni. Previsione azzeccata a metà. Quello fu effettivamente l’antipasto allo scoppio della prima bolla su bitcoin, ma il rapporto (come bitcoin) fortunatamente non è scomparso.

E allora eccoci ancora qua, al quarto anno di pubblicazione con un record storico appena formalizzato da bitcoin seguito da un rapido bear market. Siamo al quarto calo superiore al 20% nel giro di 12 mesi. Un po’ tantino per chi vede già in bitcoin un futuro radioso da asset per ottimizzare un portafoglio di investimento.

Il top del 2017 rappresentò un massimo raggiunto troppo in fretta da mercati ancora non preparati a quella fase ultra speculativa. Dalle ceneri della violentissima correzione che seguì è nato un sottobosco costituito non solo di bitcoin, ma di anche di tante altre criptovalute che nel corso degli anni hanno acquisito maturità e rispetto sul mercato. Ethereum in primis.

Non abbiamo la preveggenza per dire che le crypto attuali sono qui per restare nei prossimi 20 anni, ma certamente hanno guadagnato considerazione anche nelle sale operative dei principali gruppi finanziari americani, ma non solo.

Le istituzioni pubbliche stanno ragionando su una regolamentazione, il mondo del commercio si sta aprendo al loro utilizzo, nuovi progetti sono in cantiere da parte dei big della Silicon Valley, gli NFT rivoluzioneranno il modo di scambiare beni e servizi in futuro, la blockchain è già tra noi. E tanto altro bolle in pentola.

Tocca a noi raccontare ai nostri abbonati, sicuramente non in modo esaustivo vista la vastità e la complessità del tema, quelli che sono gli eventi che mensilmente offrono gli spunti più interessanti. Tutto quanto rafforzato con una puntuale analisi tecnica delle principali criptovalute quotate sul mercato.

Uno dei temi più dibattuti negli ultimi tempi e probabilmente il propulsore per i nuovi record raggiunti da bitcoin, è stato quello legato agli ETF capaci di replicare le performance di BTC.

Con l’autorizzazione formale da parte della SEC dei primi due ETF replicanti i contratti futures su bitcoin, i flussi verso questi strumenti si sono impennati trascurando alcune inefficienze insite negli strumenti stessi.

VanEck, fresca reduce dal lancio di un terzo ETF su bitcoin negli Stati Uniti ma anche delusa dal rifiuto di analogo strumento con sottostante bitcoin fisico, ha pubblicato un interessante studio capace di mettere in evidenza come investire nel bitcoin fisico e investire nei futures genera risultati decisamente diversi.

In un contesto normale il contratto a scadenza successiva costa di più rispetto a quello in scadenza fine mese. La classica situazione di contango in cui ad esempio il contratto di gennaio presenta un prezzo superiore a quello di dicembre. Il punto è che su bitcoin questa differenza è molto più elevata rispetto a quello che mediamente si vede nel mondo delle commodities.

Il costo di rolling va a sommarsi ai costi dei prodotti creando i presupposti per un drenaggio di performance notevole. Come vediamo dalla figura 1 ad esempio la differenza a 2 anni tra un acquisto di bitcoin nella versione spot e nella versione future sfiora quasi i 100 punti percentuali di performance. Nei primi 9 mesi del 2021 chi ha investito sistematicamente in futures ha perso per strada quasi 10 punti percentuali, praticamente il 20% della performance.

 

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Il responsabile del settimanale Strategie Valutarie condivide su sT parte delle analisi riservate ai suoi abbonati. Continua...