Perché Piazza Affari ha smesso di scendere?

- 28/07/2014
Nel passato ci siamo occupati di una particolare versione dell’indice della borsa italiana: l’All Share che esclude il settore bancario. Un settore dal peso rilevante – 1/3 dell’intera capitalizzazione di mercato – e non di rado, determinante. Al punto che il suo andamento finisce per fagocitare il resto del mercato. Non che sia un aspetto da condannare; ma in alcuni momenti questo peso ingombrante finisce per nascondere la tendenza del mercato nel suo complesso.
Ce ne siamo già occupati un anno e mezzo fa, quando si rilevò che, rimuovendo il settore bancario, la borsa italiana aveva un’ottima cera. In effetti è andata a finire che Piazza Affari ha sperimentato un vero e proprio boom; almeno fino a primavera.
Questo indice è una vera e propria enciclopedia dell’analisi tecnica. Dalla fine del 2011 l’indice All Share ex Banche, che calcoliamo in AGE Italia, si muove all’interno di un elegante canale di regressione inclinato positivamente. Questo canale è stato interessato nella sua parete superiore a maggio dello scorso anno, con la conseguente reazione esauritasi a ridosso della linea mediana, a metà 2013. Da lì è partito un nuovo assalto, questa volta definitivo: l’indice ha sfondato la parete superiore del canale praticamente un anno fa, inaugurando una fase esponenziale soltanto tardivamente sotto gli occhi di tutti.
L’All Share ex Banche si è consesso persino il lusso di un fisiologico pull-back, a fine 2013, prima di una nuova e ultima gamba di rialzo.
Siamo ai tempi recenti; ad aprile, quando l’indice arresta la sua corsa. In ossequio alle prescrizioni del modello ciclico-stagionale, che a gennaio suggeriva per la borsa italiana il top annuale proprio ad aprile. L’indice ha conosciuto un primo calo e poi una reazione, che – notevolmente – a differenza del comune indice All Share non ha realizzato nuovi massimi: una divergenza clamorosa benché ignota ai più.
È successo che le banche hanno fornito un contributo decisivo a giugno nel far conseguire al mercato un nuovo massimo assoluto, ed esaltando gli ultimi arrivati che hanno scorto una “rottura da manuale”; mentre la maggioranza delle azioni invece era attardata. Una situazione speculare rispetto a quella di due anni fa: quando l’indice generale realizzava un nuovo drammatico minimo, non imitato dall’indice ex Banche che si rifiutava di conseguire un ulteriore bottom, segnalando una divergenza dalla quale siamo imperiosamente ripartiti.
E siamo ai giorni nostri. Con l’indice in esame sceso nuovamente, e contenuto non senza fatica dalla solita parete superiore del vecchio canale ascendente. Ora, qui ci può stare una reazione. Ma appare improbabile confidare in nuovi massimi: quelli dovrebbero essere definitivi. Allo stesso tempo, tornare all’interno del canale, se – quando – si verificherà, fornirà un messaggio di debolezza strutturale, che quantomeno suggerirà un ulteriore discesa almeno fino alla linea mediana del canale; se non sotto...