Tutti pazzi per l'Euro!

- 29/05/2017
Gli investitori sono fatti così: soffrono di disturbi bipolari. O sono ferocemente ribassisti, o sono cocciutamente ottimisti. Il passaggio da una condizione all’altra è rapido e senza soluzione di continuità: un equilibrio fra le forze in campo tende a durare poco, perché la tendenziale prevalenza di un plotone, rispetto all’altro, tende a scatenare fenomeni imitativi che in Italia furono felicemente riassunti dalla celebre espressione di Ennio Flaiano: «volare in soccorso del vincitore».
In effetti, sul finire dello scorso anno si faceva davvero fatica a cercare investitori o analisti che fossero bullish sull’euro o bearish sul dollaro: Trump prometteva un boom di spesa pubblica che avrebbe costretto la povera signora Yellen ad aumentare forsennatamente i tassi di interesse, nel tentativo di contenere le pressioni inflazionistiche che sarebbero state indotte dai promessi investimenti in infrastrutture e Difesa. Il rincaro del costo del denaro avrebbe attirato capitali internazionali, facendo schizzare in orbita il dollaro americano. Così non è stato.
Al solito, lo schiacciamento del sentiment da un lato, impone al mercato una direzione specularmente opposta. Mentre montavano i proclami di imminente conseguimento della parità contro dollaro, l’euro ha avviato un processo di recupero che l’ha portato a colmare integralmente il ridimensionamento seguito al montaggio di questo infelice “Trump trade”.
Ce n’è abbastanza? Non diremmo: come si può vedere, al momento soltanto poco più del 75% degli operatori è bullish, sulla divisa comune. In termini di più conservativa media ad un mese, il sentiment si attesta su valori ancora più contenuti. Non c’è esuberanza e, per quanto prevalente, il sentiment favorevole all’euro non ha raggiunto ancora livelli plebiscitari.
Questo fornisce sufficienti garanzie di continuazione del rialzo. L’Euro Index, calcolato dalla Banca Centrale Europea, è reduce dalla sollecitazione della parete inferiore del canale discendente in cui si muove da quasi nove anni. Bontà sua: chi ha bisogno della lira, quando si può disporre di una moneta che comunque nominalmente si svaluta – garantendo un boom di esportazioni in tutta Europa – al contempo garantendo a tutti tassi di interesse germanici?
Ad ogni modo, se la tendenza in essere da più di due anni dovesse persistere – una ipotesi evidentemente piuttosto ragionevole – dovremmo aspettarci da qui un ulteriore crescita, quantificabile in un paio abbondante di punti percentuali, in termini medi ponderati.
Il che si tradurrebbe, contro dollaro, in un approdo almeno fino a livelli che non si vedevano da giusto un anno.
E se il canale discendente fosse clamorosamente superato? Bella storia: storia per un futuro articolo…