Che bella cosa, l’ampiezza (di mercato)…

- 16/12/2016
Secondo un vecchio adagio, i mercati si impegnano a sorprendere la maggior parte degli investitori. Sono lì per questo: per demolire radicate certezze, per sfidare il senso comune… e per separare il denaro dagli sprovveduti.
Se così non fosse, non si potrebbe spiegare per esempio come mai lo S&P migliori a ripetizione i massimi storici – ormai quasi una ventina di volte, quest’anno… - malgrado le aziende americane producano da tempo un monte utili calante.
Sicché se l’analisi tecnica fosse ancora messa in discussione, l’analisi fondamentale a questo punto dovrebbe essere collocata nel contenitore dell’indifferenziata.
Non divaghiamo. Il punto a cui volevamo arrivare è che, in tutti questi anni, ogni volta che il mercato azionario globale ha sperimentato una turbolenza, lo stallo si è sempre risolto a favore dei Tori: perché mai, oggettivamente, sono mai sorti segnali di inversione di lungo periodo.
Il discorso è particolarmente vero a Wall Street; dove mai, dal minimo di marzo 2009 in avanti, il bull market è stato neutralizzato. Ignorato, irriso, avversato, denigrato, questo sì; rovesciato, mai.
L’aspetto confortante è che un simile comportamento si registra ora anche su altri fronti. E la misura di questa robustezza tecnica è fornita dagli stessi strumenti che hanno consentito agli investitori di restare in groppa al Toro americano per quasi otto anni: l’ampiezza di mercato.
La situazione delle borse mondiali non era così brillante, all’inizio dell’anno: in prevalenza i listini azionari globali risentivano del clima di negatività alimentato dal rallentamento cinese e dalla svalutazione dello yuan che propagava ondata deflattive al resto del mondo.
La Advance-Decline line delle prime venticinque borse al mondo per capitalizzazione estendeva il ribasso iniziato l’anno precedente; ma dalla fine di marzo iniziava la riscossa, e prima della fine dell’inverno aveva ragione della coppia di medie mobili che da anni compie un egregio lavoro di filtraggio delle tendenze.
Dopo aver ballato per alcuni mesi su questo supporto, la G25 A-D Line ha strappato verso l’alto, confermando lo stato di salute dei listini mondiali; fino allo scorso autunno, quando l’ampiezza di mercato ha ripiegato.
E dove ha trovato sostegno? ma in prossimità della solita media mobile, no?!
Ecco che, mentre ai primi di novembre i più erano pietrificati a fronte dell’imminenza di un appuntamento politico sentitissimo, il mercato azionario globale proponeva un voto di fiducia che poi avrebbe consentito il generale miglioramento dei listini.
E che la situazione appaia salutare, è testimoniato oggi dal fatto che ben 19 delle prime 20 borse al mondo per capitalizzazione, navigano al di sopra della propria media mobile a 200 giorni. Non è forse questo un segno di vitalità dei listini azionari?