Ecco perché gli indici USA venerdì hanno perso terreno

- 12/06/2017
C’è un po’ di disagio fra gli investitori. Prima della nervosa seduta di venerdì, gli indici celebravano serenamente nuovi massimi storici, letteralmente trascinati dal settore tecnologico. Ma non tutti sorridevano: le società sui minimi annuali erano non poche, relativamente parlando; e questa volta non era colpa dei tassi di interesse: che, in effetti, declinando, al limite dovrebbero agevolare un comparto spesso ritardatario, come quello delle Utility.
Ma non è da quelle parti che si nascono le società in sofferenza.
Limitatamente alle società dello S&P500, fra i quali siamo sicuri non si nascondono ETF, fondi indice, azioni privilegiate, ADR e altri titoli “non azionari” che ormai numericamente dominano il paniere del NYSE; giovedì ben venti società si collocavano sui minimi delle ultime 52 settimane. Un dato che peraltro seguiva di una settimana l’analoga statistica registrata alla fine di maggio.
È senza dubbio una anomalia: perché questa relativa abbondanza di azioni in ribasso conclamato – il 4% del totale – tende a registrarsi quando l’indice è in discesa, come occorso prima delle elezioni presidenziali USA di novembre; non quando lo S&P è a ridosso dei massimi assoluti.
Di queste 20 società sui minimi annuali, una significativa quota è riconducibile al settore energetico, da tempo in disarmo; almeno fino a giovedì. Ma questa considerazione lascia il tempo che trova.
Il punto è che, correntemente, registriamo una netta prevalenza di società sui massimi (perlomeno) annuali, come è fisiologico che sia; ma anche una cospicua presenza di società sui minimi annuali: è questa è una chiara anomalia.
Il discorso può essere opportunamente allargato, considerando tutte le società del NYSE, del Nasdaq e dell’Amex, per non farci mancare proprio niente. E il motivo è presto detto.
L’High-Low Logic Index è stato sviluppato da Norman Fosback, mitico analista tecnico che operava quando non esistevano ancora i personal computer (figurarsi gli smartphone e i social). Si basa proprio su queste apparenti contraddizioni: la compresenza di un elevato numero di società sui massimi e al contempo sui minimi annuali.
Si procede per step: si calcolano, in rapporto alle società quotate, le azioni sui massimi nel NYSE, al Nasdaq e nell’Amex; si procede in analogo modo per le società sui minimi. Si ottiene un dato cumulato (“nuovi massimi delle borse americane” e “nuovi minimi delle borse americane”). Indi si seleziona quotidianamente il minore fra i due, sulla scorta che in presenza della rilevata anomalia, anche il minore risulterà relativamente elevato; come avviene in questi giorni.
Dopodiché si calcola una media del dato grezzo, individuando i casi in cui l’indice si spinge troppo in alto.
Orbene, come si può notare di recente l’High-Low Logic Index è salito, in termini medi, oltre la soglia dell’1.5%; troppo: tutte le circostanze più recenti hanno fatto registrare un mercato azionario americano in ripiegamento, o comunque in fase di consolidamento.
Non è propriamente un indicatore da bear market; ma evidenzia come la presenza di uno o più settori in visibili ritardo, finisca per condizionare l’intero listino. Come appunto sperimentato venerdì.