Ampiezza e volume
Il Bullish Percent nella gestione del rischio

Il 26 gennaio di quest'anno l'ETF SPY (tracking dell'indice S&P500) chiudeva la sessione a 286.58. Il 2 gennaio aveva aperto a 267.84. Una crescita iperbolica, poco sostenibile. Era il periodo del cosiddetto “fear of missing the market melt-up”. Il 2 gennaio il Bullish % (BP) relativo all'indice S&P 500 indicava un livello pari al 76%, mentre il 26 gennaio il dato riportava 82%.

Il BP non è un indicatore di direzionalità, ovvero non “dice” mai se il mercato (o sottostante) avrà un andamento rialzista, ribassista o laterale. Il BP è un indicatore di profondità (o di partecipazione) e misura il rischio associato al livello del mercato.

La caratteristica di questo indicatore è data da una lettura totalmente asettica e razionale: non lascia spazio ad interpretazioni. La forza del BP risiede nella sua costruzione, ovvero è costruito tramite l'uso del sistema Point & Figure. Questo approccio, in estrema sintesi, si poggia su due condizioni essenziali: la totale assenza del fattore tempo e la lettura dei segnali. La costruzione di un grafico P&F non richiede l'azione del tempo, ma unicamente del prezzo; i segnali sono univoci: un buy è un buy, un sell è un sell (semplice ed efficace, per taluni, forse, troppo riduttivo).
Il BP oscilla tra 0% e 100%, i livelli di lettura principali sono >70% (livello di rischio associato elevato = OTTIMISMO/EUFORIA) e <30% (livello di rischio associato basso = PESSIMISMO).

Un investitore attento, razionale e disciplinato avrebbe agito, durante il periodo 02.01/26.01.2018, come segue:

1. nessuna apertura di nuove posizioni e gestione attenta delle posizioni esistenti;
2. adozione di un risk management molto rigoroso (stop loss stretti);
3. vendita delle posizioni che non hanno partecipato adeguatamente al rialzo;

(vi sono, obiettivamente, altre soluzioni, ma mi limito a queste indicate).

Il 20 settembre l'ETF SPY chiudeva la sessione a 293.58, mentre il BP indicava 66%. L'indice azionario faceva segnare un massimo superiore a quello del 26 gennaio, mentre il BP indicava un livello inferiore: divergenza negativa (il motivo lo sappiamo, i soliti noti avevano, di fatto, favorito la crescita dei listini). L'ultima lettura del BP indica un livello del 30%, mentre la chiusura di venerdì 26 ottobre dell'ETF SPY è di 265.33. Il mercato riprenderà, finalmente, il trend rialzista?
Non lo so. Come spiegato il BP risponde unicamente alla necessità di stimare il livello di rischio associato, e, come tale deve essere inteso e conseguentemente utilizzato. Il rischio appare, ora, ridotto e quindi ciò rende il mercato di riferimento maggiormente attraente (a parità di altri fattori di analisi); non possiamo sapere, però, se l'indice invertirà la rotta e riprenderà il trend rialzista.

Per terminare riporto alcuni dati che possono aiutare ad inquadrare l'attuale situazione:

• dal top del 26 settembre un paniere costituito dai titoli FAANG ha fatto registrare una perdita del 12.30% (SPY -8.47%);
• l'indice allargato FANG +, sempre durante il medesimo periodo, ha fatto registrare una perdita del 9.99%;
• l'ETF SPLV (S&P 500 Low Volatility) e l'ETF SPYV (S&P 500 Value) hanno perso rispettivamente il 3.87% e il 7.64%, mentre gli opposti SPYG (S&P 500
Growth) e SPHB (S&P 500 High Beta) hanno perso rispettivamente il 9.16% e il 15.63%.

L’ultimo punto è molto intrigante, in quanto la gestione del rischio implica, anche, la capacità del trasferimento dello stesso da uno strumento ad un altro strumento finanziario.

A sinistra la rappresentazione grafica P&F del %BP dell'indice S&P500, a destra il grafico dell'ETF SPY (fonte grafici rispettivamente Dorsey & Wright e Barchart).

Resto volentieri a disposizioni qualora l'argomento trattato in questo articolo richiedesse maggiori ed ulteriori approfondimenti.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...