Ampiezza e volume
Il "colesterolo buono" della borsa

Un modo interessante di utilizzare i volumi con finalità previsionali è  quello di sfruttare la loro caratteristica ciclicità. Il fatto che, ancora oggi, diversi investitori e – particolare ancor più inquietante – diversi analisti, esaminino ancora il livello assoluto degli scambi per confermare o smentire la tendenza sottostante, la dice lunga sul livello di evoluzione dell’analisi tecnica in Italia. O meglio, sulla testa dura di molti analisti tecnici.
Il fatto è che questo approccio, delineato dal buon Charles Dow 120 anni fa, ha fatto il suo tempo, e risulta superato, parziale e non di rado fuorviante. D’altro canto, se il papà dell’analisi tecnica avesse potuto disporre di più di un secolo di dati, spalmati su centinaia di mercati, non avrebbe enunciato quel principio che adesso fa parte della teoria che porta il suo nome.
Il fatto è che i volumi, nella loro interezza, sono quasi inutili a fini analitici. Sono come il colesterolo: occorre distinguere quello “buono” da quello “cattivo”. Lo stesso vale per gli scambi di un mercato, che vanno necessariamente scomposti nelle due fondamentali componenti dell’Up Volume e del Down Volume.

Una volta compiuta questa fondamentale distinzione, possiamo disporre di una informazione ben più affidabile.
Si prenda l’Up Volume, per esempio. Il grafico in alto mostra questo dato, in percentuale degli scambi complessivi, e riportato opportunamente come media a 10 giorni. Fatto questo, il %Up Volume può essere letto alla stregua dei comunissimi indicatori di momentum.
In particolare, giova soffermarsi sulle rilevazioni particolarmente basse: quando l’Up Volume, in percentuale del totale, scende al di sotto di 1/3; ciò suggerisce che gli investitori sono stati sufficientemente “spremuti”, che quindi il serbatoio del bull market è a secco ed è tempo di fare il pieno. Fuor di metafora, rilevazioni inferiori al 35% sono sempre coincise a piazza Affari con i minimi di mercato. E non ha fatto eccezione il caso più recente: disporre di questa fondamentale informazione ha permesso di ritenere credibile il minimo formatosi sopra i 15000 punti, quando la maggior parte di investitori e analisti andava – tanto per cambiare – dipingendo lugubri scenari.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...