Mao Tse-tung suggerisce di vendere!

- 25/09/2015
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: la Cina, destinata in tempi rapidi – se non rapidissimi – a sopravanzare per dimensioni del PIL gli Stati Uniti – è la “grande malata” dell’economia globale; relativamente parlando, s’intende. La crescita del credito, che ha favorito un autentico boom economico dopo la Crisi del 2008, converge mestamente verso il tasso di espansione nominale dell'economia, la transizione dagli investimenti ai consumi è più problematica di quanto temuto, e la produzione industriale cresce ora soltanto del 6% all'anno: soltanto tre anni e mezzo fa, il dato era a doppia cifra (+15.3%).
Non è un caso che un barometro dell'attività manifatturiera, il PMI, già sui minimi degli ultimi sei anni, sia sceso ad agosto ulteriormente.
Pechino cresce di meno, e di conseguenza importa di meno. E ciò non depone evidentemente a favore del mondo occidentale, che con la Cina scambia più o meno vistosamente.
«Grande è la confusione sotto il cielo» ammoniva Mao Tse-tung. E un indicatore che fotografa bene la confusione esistente in borsa è quello sviluppato diversi anni fa da Norman Fosback.
Basato sul numero di società di NYSE, Nasdaq e Amex sui massimi e al contempo sui minimi di mercato, il Logic Index ha raggiunto ad agosto una lettura storicamente elevata, come si può rilevare. Anche ad inizio anno l'High-Low Index balzò in orbita; ma allora le condizioni tecniche erano ben differenti.
Oggi, la compresenza di nuovi massimi e allo stesso tempo di nuovi minimi evidenzia una confusione di mercato, registrata in precedenza soltanto in prossimità dei massimi del 2007 e di quelli del 2000. Sebbene non si prefiguri uno scenario simile, ancora una volta crediamo che la cautela debba orientare l'operato degli investitori.