Ampiezza e volume
Permane il bull market secolare

Fra gli strumenti che gli analisti tecnici impiegano per formulare le strategie di lungo periodo, gli indicatori di ampiezza rivestono un ruolo senz'altro fondamentale. Diremmo decisivo.

In particolare ci riferiamo ad uno strumento apparentemente banale nelle modalità di costruzione, ma basato su una filosofia non poco condivisibile, in un'epoca ove poche società producono la maggior parte della performance degli indici, fornendo informazioni che talvolta possono risultare distorte. Per dirne una, nel momento in cui scriviamo appena quattro società - Apple, Meta, Nvidia e Tesla - generano l'80% della performance di quest'anno dello S&P500...

Ecco che diventa fondamentale ragionare con modalità egalitarie: tanto in termini di capitalizzazione di mercato, quanto di entità dei movimenti giornalieri. È questo il princopio alla base della Advance-Decline Line: assegna "+1" ad ogni società che ha oggi terminato la seduta in progresso; prescindendo dalla rilevanza della medesima, e dall'entità del saldo conseguito (-1 ovviamente nel caso in cui la seduta dovesse essersi chiusa in territorio negativo).

Con riferimento alle borse mondiali, utilizziamo un sottostante lievemente differente: non le società incluse nel paniere, bensì i principali indici settoriali rappresentati. E ci rivolgiamo in particolare al MSCI World, che copre i listini azionari più sviluppati.

La MSCI A-D Line è in fase laterale. Di recente (ottobre 2022) ha sollecitato la media mobile di lungo periodo, non diversamente da quanto fatto sul finire del 2018. Allora, come oggi, fornendo una nitida opportunità di ingresso ai ritardatari: quello che in ambo le occasioni era dipinto come l'inizio di un ribasso epocale, è stato provvidenzialmente ma anche prevedibilmente contenuto da questo argine strategico.

Un film non nuovo.

Perché dopo l'inversione rialzista di maggio 2009, questa coppia di medie mobile ha sempre contenuto le fasi correttive del mercato azionario mondiale: fine 2011, novembre 2012, febbraio 2016, dicembre 2018 e appunto ottobre 2022. A spanne una volta ogni quattro anni i listini azionari mondiali si concedono una pausa rigeneratrice. I sempre presente (provvidenzialmente, in ottica bullish) ribassisti argomentano il peggio, ma puntualmente il mercato riparte dopo aver sollecitato l'argine strutturale, fornendo agli allocatori di portafoglio delle imperdibili opportunità di ingresso a basso rischio.

La storia si è ripetuta il passato autunno, con diversi indici azionari tornati formalmente in bull market. Certo, non tutti.

Ma finché l'argine raffigurato regge, non vi è motivo di giudicare differentemente dal passato questa fase interlocutoria. L'onere della prova spetta ancora ai ribassisti.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...