Ampiezza e volume
S&P500: metà Toro e metà Orso

Nostalgia canaglia. Da quando l’economia e il mercato finanziario globale devono fare a meno dei dollari forniti dalle presse della Federal Reserve, le performance segnano il passo. L’indice S&P500, in particolare, è passato da una performance annualizzata – da marzo 2009 ad ottobre 2014 – del 23.6%, a un misero +2.5%. Peggio l’Europa che passa da un rotondo +18% a ritorni annualizzati negativi. E non parliamo delle borse emergenti.
Visto così, non è che lo S&P500 sia propriamente definibile in bear market: tutto sommato, infatti, si trova sugli stessi livelli di fine 2014; insomma, in un anno e mezzo non è andato da nessuna parte. Ma a guardare da estremo ad estremo, gli ultimi dodici mesi hanno fatto registrare una formale correzione. Che diventa un bear market vero e proprio se invece rivolgiamo l’attenzione al meno noto ma per certi versi più significativo S&P Equiponderato.

Dunque la borsa americana ha conosciuto un bear market: facciamocene una ragione. Almeno se accettiamo la formale definizione di ribasso, da estremo ad estremo, pari o superiore al 20%.
Ma per questo diventa importante individuare dei parametri che consentano “oggettivamente” di accantonare questa esperienza.
Non esiste una formula magica, ma probabilmente l’ultima parola – o, perlomeno, una delle ultime – spetterà all’ampiezza di mercato, vale a dire al livello di partecipazione all’universo delle azioni quotate, ai movimenti dell’indice sottostante.

Un utile indicatore di ampiezza è rappresentato dalla percentuale di società dello S&P500 sopra la propria media mobile a 200 giorni.
Se, a posteriori, classifichiamo come bear market quelle esperienze che producono una statistica summenzionata, vicino o inferiore al 20%, il bull market successivo è sempre risultato confermato da un ritorno, da parte dell’ampiezza di mercato, oltre la soglia dell’80%. Come si vede dal grafico sopra è accaduto a luglio 2009 e poi a febbraio 2012.
Al momento, malgrado la contiguità dell’indice ai massimi assoluti, soltanto il 58% delle società naviga oltre la propria media mobile di lungo periodo. Un bicchiere mezzo pieno (o mezzo vuoto): se da un bear market proveniamo, ad ora non abbiamo raggiunto sufficiente velocità di fuga per parlare di un ritrovato bull market. Non prima che la partecipazione al rialzo sia corale e non estesa (come adesso) a meno di sei decimi del listino.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...