Ampiezza e volume
Toro in salute a Wall Street

Armonia, coesione e solidarietà appaiono concetti desueti, superati, in questo tesissimo 2015. Il riferimento ai fatti di cronaca ed economia che riempiono le pagine dei giornali in queste settimane non è casuale ma, poiché notoriamente gli analisti tecnici non godono della fama di soggetti in grado di esprimere opinioni profonde che vadano al di là delle loro linee e indicatori, ci morderemo la lingua e ci limiteremo a quanto di nostra pertinenza in questa sede.
Possiamo dire almeno che le borse procedono con minore coralità rispetto all’inizio dell’anno: questo ci sarà concesso. Il secondo semestre che sta per concludersi incoronerà vincitori (pochi: a parte la Cina, Russia, Giappone e i redivivi Stati Uniti) e vinti; fra i quali si annoverano le piazze europee, che fino ad aprile sembravano destinate a futuro radioso. Fa specie che l’indice DAX risulti la seconda peggiore piazza borsistica al mondo, fra i primi 25 indici per capitalizzazione; ma non è che il listino milanese faccia tutta questa grande figura.
Evidente il ribaltamento rispetto al primo trimestre, quando gli Stati Uniti ristagnavano e l’Europa splendeva. Come già rilevato la differenza di performance è riconducibile ad una diversa dinamica macroeconomica – più deludente, in Europa, rispetto alle attese – e, per quanto ci riguarda da vicino, a fattori stagionali.
Viceversa, la borsa americana sembra godere di ottima salute.

Wall Street ha prodotto un segnale rialzista di lunghissimo periodo ad aprile 2009. All’epoca, la Advance-Decline (A-D) line, costruita semplicemente con i dieci settori principali dell’indice S&P, superò verso l’alto la sua media mobile. Un evento mai registrato, in occasione del precedente bear market, e che avrebbe dato vita ad uno dei rialzi più spettacolari ed entusiasmanti della storia. Quel segnale – e la positività che ha prodotto – non è mai stato messo in discussione.
Il bull market però è venuto meno, anche se per la gioia dei ritardatari ha concesso delle opportunità secondarie di ingresso nel corso del tempo; quando la nostra A-D Line ha ripiegato fino a lambire la fedele coppia di medie mobili: l’unica circostanza essendosi registrata a fine 2012, quando lo S&P500 quotava 1400 punti (un livello oscenamente insostenibile, all’epoca, secondo molti).
Come si può notare, l’A-D Line ha assunto un andamento piatto dalla fine dello scorso anno in poi. Fino ad oggi, quando ha, ancora una volta, toccato questo formidabile supporto di lungo periodo, sul quale sta rimbalzando. Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che, fino a prova contraria, stiamo godendo di un nuovo segnale secondario di ingresso, per chi fosse fuori dalla borsa americana. L’interessamento dell’argine è risultato marginale, e non si può escludere un test più profondo, nei giorni a venire. Il messaggio di fondo però appare chiaro.
Magari questa sarà la volta in cui, dopo una manciata di segnali efficaci, la A-D Line sfonderà verso il basso, negando la ripartenza del listino, e al contrario neutralizzando un segnale nato quando lo S&P era a tre cifre. Chi può dirlo. Ma, in tutti i casi, in circostanze simili bisogna provarci. Tanto, a cambiare idea, si fa sempre in tempo.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...