Una lettura alternativa dei volumi a Wall Street

- 07/11/2014
Gli aspiranti investitori (con la puzza al naso) saranno soddisfatti: a Wall Street i volumi stanno crescendo. Avendo snobbato quasi sei anni di bull market sulla base dell’argomentazione secondo cui i volumi calanti scoraggiano gli acquisti, dovrebbero salutare con favore questo ispessimento degli scambi. Almeno in linea teorica.
Senonché, poveri noi, i volumi sono cresciuti in occasione del consolidamento del mercato: il che, secondo l’a-b-c della teoria di Dow, sarebbe da salutare con sfavore. È vera questa argomentazione?
L’esame volumetrico conferma il profilo discendente, in essere per la verità da prima che iniziasse questo favoloso bull market. Volendo forzare la teoria a nostro piacimento, avremmo potuto rilevare come il calo degli scambi nel 2007-2009 suggeriva che quella devastante esperienza, in fondo in fondo avrebbe posto le premesse per un nuovo rialzo. Insomma, il crollo del 2008 null’altro era che una correzione. Facile a dirsi, a posteriori…
Ma l’aspetto rilevante è che il ridimensionamento degli scambi ha caratterizzato tutti gli ultimi 7-8 anni. Una tendenza costante che ha conosciuto poche eccezioni.
Paradossalmente, gli unici episodi in cui i volumi sono cresciuti sono coincisi con fasi correttive per le quotazioni (nota bene: la parte inferiore del grafico riporta gli scambi complessivi sul NYSE, in forma puntiforme, accompagnati dalla media a 21 giorni, stante che il canale che racchiude la maggior parte delle rilevazioni è basato sulla regressione lineare).
Questo rovescia l’abituale interpretazione: il Toro è stato favorito da scambi tiepidi e tendenzialmente calanti, mentre in tutte le occasioni in cui gli scambi sono cresciuti si sono rivelati delle opportunità di ingresso.
È successo a giugno 2010 e ad agosto 2011, tanto per citare i due episodi più recenti. Ed è successo nuovamente fra settembre e ottobre di quest’anno: giusto in tempo per salire a bordo dell’ennesima gamba di rialzo.