Indicatori
Attenzione al RAY, è sotto zero!

“È finito il bull market?”, questa domanda è stata posta un numero infinito di volte da investitori indecisi ad analisti ancora più incerti, in tutti questi ultimi sei anni. Più la risposta era convintamente affermativa, e più il mercato si faceva beffe degli interlocutori, salendo a nuovi massimi e facendo montare il senso di frustrazione. A posteriori, è risultato (più) facile rilevare come ogni correzione si sia rivelata una opportunità di ingresso: la “Bernanke put” ha fatto spazio ad un certo punto alla “Draghi put”; entrambe avendo coperto gli investitori dal rischio che i consolidamenti e le fasi correttive, pur sperimentate, si trasformassero in qualcosa di più grave e minaccioso.

È stato facile analizzare il mercato, e accompagnarne la salita, in tutti questi anni: come un notaio scrupoloso, bastava accertarsi che le condizioni strutturali di base fossero sempre presente, prima di apporre la propria firma sulla tendenza ascendente.

Ma da qualche settimana a questa parte, gli indicatori che tempestivamente hanno fornito il segnale di ingresso, in tempi spettacolarmente non sospetti, manifestano la netta intenzione di svoltare definitivamente verso il basso. È la fine del bull market ciclico iniziato nel 2009? Non ne siamo certissimi, quel che appare evidente è che sta tramontando la logica del “Buy on dips”.

Perché questa fase di mercato è diversa da quella vissuta soltanto poche settimane fa? Semplice: perché non si ottengono le risposte a cui eravamo abituati.
Si prenda ad esempio il RAY (Risk-adjusted Yield), indicatore di momentum di lungo periodo, eccezionale nel cogliere massimi e minimi primari di mercato. Il RAY oscilla tipicamente fra -5 punti (ipervenduto di lungo periodo) e +5 punti (ipercomprato di lungo periodo). Però, a tendenza avviata, trova sovente sostegno in un uptrend (che diventa resistenza, in un downtrend) in prossimità della linea dello zero.

Il fenomeno è abbastanza comune: durante il bull market degli anni Novanta il Dow Jones vide il suo RAY appoggiarsi sulla linea mediana, ad ottobre 1998, prima di una spettacolare cavalcata verso i massimi storici. Durante il bull market del 2003-2007 i Tori ottennero imperdibili opportunità secondarie di ingresso nel 2005, prima che si sviluppasse la seconda fase del Toro, grazie all’interessamento della linea dello zero da parte del RAY. Anche nel mercato Toro iniziato nel 2009 i ritardatari hanno potuto salire a bordo a condizioni favorevoli: quando il RAY, fra il 2011 e il 2012, toccò la linea dell’equilibrio.

Questa volta è stato differente. In fase calante da un massimo rilevante (superiore ai 5 punti) il RAY non ha trovato il consueto sostegno della linea dello zero. È stata registrata una penetrazione che sancisce il passaggio da una fase sicuramente direzionale e favorevole agli investitori, ad una fase quantomeno più indecifrabile.

Non stiamo qui dicendo che lo spostamento dell’indicatore nel quadrante inferiore certifichi l’inaugurazione di un bear market al pari delle esperienze del 2001 e del 2008, ma di sicuro allo stato attuale occorrono altre conferme, forti, prima di concludere che lo sconto offerto dal recente scostamento dai massimi, costituisca un’opportunità su cui buttarsi a capofitto.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...