Come utilizzare l'RSI sullo S&P500

- 13/02/2019
Da Natale in poi, lo S&P500 ha messo a segno un recupero del 15%. Wall Street è reduce dal mese migliore da ottobre 2015, e dal miglior gennaio dal 1987. Per effetto di questa performance, l'RSI ha raggiunto una condizione di ipercomprato.
Si tratta di un indicatore che oscilla da 0 a 100. Rilevazioni superiori ai 70 punti sono considerate eccessi rialzisti, mentre letture inferiori ai 30 punti tendono ad anticipare i minimi. Oggi verificheremo se questa tesi sia in effetti fondata.
Partendo dal 1953, quando è scattato il primo segnale, ho esaminato le performance ad un mese sullo S&P500. Evidentemente, una condizione di ipercomprato non è così minacciosa: Wall Street è salita in media dello 0.8% a distanza di un mese. Un dato certo inferiore a quello conseguito quando l'RSI si trova in ipervenduto, ma non così disprezzabile in assoluto. Oltretutto, un RSI superiore ai 70 punti ha prodotto storicamente una probabilità del 66.4% di ritrovarci con un mercato su livelli superiori, rispetto a tutti gli altri casi.
Soffermandoci sui dati più recenti, i risultati si fanno meno incoraggianti. Dal 2010 l'indice ha guadagnato lo 0.44% un mese dopo l'ipercomprato: un risultato non all'altezza degli altri scaglioni. Negli ultimi 9 anni, l'RSI si è comportato più propriamente come un indicatore di ipercomprato/ipervenduto.