Sentiment
Gli insider ci danno sotto con la vendita di azioni

Nel tentativo disperato di cercare una qualche argomentazione teorica che potesse supportare una impostazione bearish – l’Hindenburg Omen, il Margin Debt, l’ipercomprato, il P/E e le scie chimiche, come è noto, avendo fallito l’impresa di assegnare una meritata fama agli incauti analisti che ne hanno denunciato la comparsa – mi sono imbattuto nel rapporto fra vendite e acquisti di azioni da parte degli insider.
Stiamo parlando degli investitori per definizione meglio informati al mondo: vuoi che un presidente non sappia cosa succede alla sua azienda? a meno che si tratti del presidente degli Stati Uniti, e allora legittimamente può capitare che non sappiamo che la sua amministrazione spii le conversazioni telefoniche dei cittadini americani e dei capi di governo europei (ma mica per altro: si avvicina il Thanksgiving, e l’inquilino della Casa Bianca si è stufato del solito tacchino preparato alla maniera della suocera, mamma di Michele…)
Per cui, sì: i presidenti la sanno lunga. E con essi anche gli amministratori, i direttori finanziari, i soci rilevanti, e tutti coloro che in un’azienda – mica parlavamo di altro! – si trovino a disporre di informazioni delicate per il ruolo in essa rivestito; tali, per cui dispongono di un vantaggio nelle transazioni in borse delle azioni della loro società.
La normativa americana, pragmatica, non vieta agli insider di comprare o vendere azioni delle loro compagnie; ma impone loro di compilare un modulo, da inviare ad un’agenzia governativa.
Diverse società rendono noti i dati complessivi e disaggregati. Il settimanale Barron’s pubblica le prime venti transazioni settimanali per azioni compravendute, e per controvalore. Il secondo dato evidente risulta più interessante. Il confronto fra le azioni vendute e le azioni comprate dagli insider fornisce il famoso Sell/Buy ratio: un bel modo per misurare cosa pensano della borsa chi dispone di informazioni privilegiate e di prima mano.

Si da il caso che la settimana passata il rapporto sia schizzato alle stelle: 56 dollari di azioni vendute, ogni dollaro di azioni comprate.
Precisiamo: il rapporto è sempre assolutamente elevato. Gli amministratori delle società quotate a Wall Street ricevono in azioni una parte significativa del loro compenso; per cui risultano in termini assoluti molto più venditori che compratori. Sicché occorre ragionare in termini relativi, e casomai capire se smaniano dalla voglia di sbarazzarsi delle azioni, o se reputano più saggio tenersele ancora per un po’ in portafoglio.

In termini di media a 5 settimane (linea blue), il rapporto SBR è davvero elevato. Ma è motivo di preoccupazione?
I precedenti non autorizzano uno sfrenato pessimismo: gli insider non sono eccellenti venditori. In prossimità di picchi medi superiori alle 30 volte, i massimi di mercato sono sempre stati piuttosto trascurabili; secondari, insomma. Qualche settimana di correzioni e via, verso nuovi massimi. Non è detto che questa volta vada diversamente.
Casomai, gli insider sono eccellenti compratori. Tutte le volte in cui il rapporto medio si è spinto sotto le 10 volte, Wall Street ha festeggiato schizzando verso l’alto. Nell’ultimo anno la smania è stata tale che la media del SBR non è riuscita nemmeno a toccare l’asticella che contrassegna un basso livello relativo di vendite rispetto agli acquisti.
Ma tanto adesso siamo all’estremo opposto: gli insider ci hanno dato dentro, nelle ultime cinque settimane. Scarsa fiducia nelle capacità del proprietario del barbecue di Pennsylvania Avenue?...

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...