Gli insider ci danno sotto con la vendita di azioni

- 28/10/2013
Nel tentativo disperato di cercare una qualche argomentazione teorica che potesse supportare una impostazione bearish – l’Hindenburg Omen, il Margin Debt, l’ipercomprato, il P/E e le scie chimiche, come è noto, avendo fallito l’impresa di assegnare una meritata fama agli incauti analisti che ne hanno denunciato la comparsa – mi sono imbattuto nel rapporto fra vendite e acquisti di azioni da parte degli insider.
Stiamo parlando degli investitori per definizione meglio informati al mondo: vuoi che un presidente non sappia cosa succede alla sua azienda? a meno che si tratti del presidente degli Stati Uniti, e allora legittimamente può capitare che non sappiamo che la sua amministrazione spii le conversazioni telefoniche dei cittadini americani e dei capi di governo europei (ma mica per altro: si avvicina il Thanksgiving, e l’inquilino della Casa Bianca si è stufato del solito tacchino preparato alla maniera della suocera, mamma di Michele…)
Per cui, sì: i presidenti la sanno lunga. E con essi anche gli amministratori, i direttori finanziari, i soci rilevanti, e tutti coloro che in un’azienda – mica parlavamo di altro! – si trovino a disporre di informazioni delicate per il ruolo in essa rivestito; tali, per cui dispongono di un vantaggio nelle transazioni in borse delle azioni della loro società.
La normativa americana, pragmatica, non vieta agli insider di comprare o vendere azioni delle loro compagnie; ma impone loro di compilare un modulo, da inviare ad un’agenzia governativa.
Diverse società rendono noti i dati complessivi e disaggregati. Il settimanale Barron’s pubblica le prime venti transazioni settimanali per azioni compravendute, e per controvalore. Il secondo dato evidente risulta più interessante. Il confronto fra le azioni vendute e le azioni comprate dagli insider fornisce il famoso Sell/Buy ratio: un bel modo per misurare cosa pensano della borsa chi dispone di informazioni privilegiate e di prima mano.
Si da il caso che la settimana passata il rapporto sia schizzato alle stelle: 56 dollari di azioni vendute, ogni dollaro di azioni comprate.
Precisiamo: il rapporto è sempre assolutamente elevato. Gli amministratori delle società quotate a Wall Street ricevono in azioni una parte significativa del loro compenso; per cui risultano in termini assoluti molto più venditori che compratori. Sicché occorre ragionare in termini relativi, e casomai capire se smaniano dalla voglia di sbarazzarsi delle azioni, o se reputano più saggio tenersele ancora per un po’ in portafoglio.
In termini di media a 5 settimane (linea blue), il rapporto SBR è davvero elevato. Ma è motivo di preoccupazione?
I precedenti non autorizzano uno sfrenato pessimismo: gli insider non sono eccellenti venditori. In prossimità di picchi medi superiori alle 30 volte, i massimi di mercato sono sempre stati piuttosto trascurabili; secondari, insomma. Qualche settimana di correzioni e via, verso nuovi massimi. Non è detto che questa volta vada diversamente.
Casomai, gli insider sono eccellenti compratori. Tutte le volte in cui il rapporto medio si è spinto sotto le 10 volte, Wall Street ha festeggiato schizzando verso l’alto. Nell’ultimo anno la smania è stata tale che la media del SBR non è riuscita nemmeno a toccare l’asticella che contrassegna un basso livello relativo di vendite rispetto agli acquisti.
Ma tanto adesso siamo all’estremo opposto: gli insider ci hanno dato dentro, nelle ultime cinque settimane. Scarsa fiducia nelle capacità del proprietario del barbecue di Pennsylvania Avenue?...