Gli investitori italiani stanno diventando (troppo) entusiasti

- 14/10/2013
«Mancano otto giorni alla data oltre la quale il Tesoro americano finirà i fondi per pagare gli interessi sul debito pubblico. Gli Stati Uniti sono a poco più di una settimana dalla possibilità di dichiarare default e Casa Bianca e Congresso fanno gli straordinari per evitare il disastro finanziario. Intanto il Fondo monetario internazionale avverte: o si trova un accordo o l'economia americana rischia di subire un forte shock. I repubblicani oppongono resistenza a un aumento della pressione fiscale».
Questo trafiletto di giornale non è stato scritto oggi, benché sembri di grande attualità: è un estratto de Il Sole 24 Ore del 25 luglio 2011. Che coincidenza: sono passati 808 giorni e ci troviamo a discutere delle stesse cose.
Per non essere da meno, anche la borsa italiana decide di adeguarsi allo status quo. E nel momento in cui scrivo, l’indice All Share sfiora i 20.000 punti; che, non a caso, è la stessa quotazione vigente il 25 luglio 2011! Quando si dicono le coincidenze...
Rispetto ad allora, ovviamente, il sentiment degli investitori italiani è però radicalmente mutato. A fine giugno qui si rilevava un eccesso di pessimismo da parte degli investitori italiani,e si suggeriva, a proposito del panico che serpeggiava: « letture elevate di questo misuratore del sentiment negativo tendono a coincidere con i minimi: se tutti sono negativi, vuol dire che tutti hanno venduto. Nell’ultimo anno letture a tripla cifra sono sempre coincise con i minimi di mercato» (“Panico in borsa, allora si sale”).
Ma siccome non vi è migliore cura per gli investitori bastonati, che un sano rialzo di mercato, ecco che Piazza Affari è risorta brillantemente, conducendo la classifica per performance di questo secondo semestre: miglior mercato al mondo, assieme all’Ibex spagnolo, fra i primi 21 indici per capitalizzazione.
Rispetto ad allora, però, lo scenario è mutato. Lo scoramento e la delusione hanno lasciato spazio ad un dilagante ottimismo. Siamo sugli stessi livelli di luglio 2011, ma in condizioni speculari di sentiment. E il Greed Index riflette questa condizione, salendo ben oltre la soglia dei 150 punti.
N.B.: Grafico del Greed Index aggiornato a venerdì 11 u.s.
È ovvio: dopo un rialzo di più del 25%, dividendi esclusi, in poco più di tre mesi, chi non sarebbe felice?
«Greed is good», suggeriva il primo Gordon Gekko, prima di cadere in disgrazia. Ma quando l’euforia è eccessiva e dilagante, non prelude a niente di buono: i picchi del sentiment benigno anticipano non di molto i massimi di mercato.
Tutti i casi recenti di sentiment eccessivamente sbilanciato verso l’ottimismo (Greed Index superiore a150-200 punti) hanno anticipato i massimi di mercato; lungi dal coincidere con essi. In altre parole, una volta conseguito un massimo definitivo, scatta il conto alla rovescia che conduce all’esaurimento del rialzo.
Il Greed Index è entrato in zona calda, ma a ieri risultava ancora inclinato verso l’alto. Dal momento in cui l’indicatore di sentiment farà registrare una lettura calante; soltanto allora, potremo dire di essere a ragionevole distanza da un top. Non prima.