Sentiment
Gli investitori prediligono decisamente le opzioni put

Bernanke deve provare un robusto livello di frustrazione: quanto più cerca di chiarire la sua idea, che poi è quella che conosciamo da tempo; tanto più gli operatori interpretano a proprio comodo il messaggio del boss della Federal Reserve. La riunione del FOMC ha confermato che lo stimolo sarà progressivamente rimosso man mano che la ripresa economica diventerà sufficientemente robusta e in grado di procedere senza stampelle. Insomma, ad un certo punto arriverà la crescita dei profitti aziendali e la ripresa dei consumi – riflesso inevitabile di una riduzione della disoccupazione e di una ripresa dell’inflazione; obiettivi ufficiali della Fed – e vuoi che la borsa non saluti con favore questo scenario?
Ma tant’é. Wall Street si ricorda che in primavera gli investitori si aspettano un ribasso (-17% nel 2010, -22% nel 2011, -11% lo scorso anno), e si impegna a concedere uno sconticino “pronto cassa” del 5% da estremo ad estremo. Poca cosa per incoraggiare chi è rimasto fino ad ora fuori; poca cosa per scoraggiare chi è rimasto fino ad ora dentro.
E chi vive nei dintorni del mercato azionario? Il 2013 ha fatto registrare il progressivo interesse per il lato corto del mercato (e ti pareva): malgrado un rialzo fino ad ora indiscusso, negli Stati Uniti gli acquisti di opzioni call sono sempre meno diffusi rispetto agli acquisti di put. Questa tipologia di informazioni si può miscelare in diversi modi, ottenendo cocktail rinfrescanti e suggestivi; ma un modo originale per esaminare il rapporto fra put e call, è quello offertoci dall’International Securities Exchange (ISE).

L’ISE calcola un indicatore di sentiment unico nel suo genere. Si lavora sempre sulle opzioni call e put, ma 1) si escludono gli acquisti a scopo di ricopertura: si prende in considerazione soltanto l’apertura di posizioni lunghe, su call o su put; 2) si escludono gli investitori istituzionali, per cui il rapporto in questione è riferito soltanto all’attività del pubblico “retail”.
Cosa ci dice dunque il call/put ratio dell’ISE? Ci dice che in media nell’ultimo mese sono state comprate meno di 90 opzioni call per ogni 100 opzioni put. Un dato molto basso, per un pubblico tendenzialmente bullish. Storicamente questo rapporto conosce estremi al di sopra del 130 e al di sotto del 90 percento. Rilevazioni inferiori a questa soglia sono state registrate di recente, e prima a novembre 2011 e a giugno 2010. Non ci vuole molto per constatare dove si trovasse il mercato USA quando l’interesse per le scommesse rialziste era così basso. Oltretutto, negli anni passati un disinteresse così marcato è stato registrato soltanto dopo diversi mesi di profondo ribasso: il famoso “Sell in May”, quest’anno – fino ad ora – ben poca cosa.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...