Perché il Toro non è mai andato di moda?

- 30/06/2014
È stupefacente come uno dei bull market più prolungati e gratificanti della storia, faccia fatica ad ammassare schiere di investitori adoranti. Wall Street ha praticamente triplicato di valore, dal minimo del 2009, eppure la relativa facilità con cui in questi cinque anni sono state accumulate plusvalenze, non è ancora argomento salottiero. Il fenomeno non riguarda soltanto i piccoli investitori: bruciati dal bear market del 2007-2009, e dai deflussi che quell'esperienza ha comportato, molti gestori sono rimasti a dir poco abbottonati. E ancora oggi mantengono una notevole sottoesposizione.
Rispetto ad una canonica allocazione "60-40" (60% in azioni, 40% in obbligazioni), gli strategist di Wall Street in media predicano di investire sui mercati azionari esattamente il 50% del portafoglio, secondo il sondaggio settimanale di Bloomberg di cui proponiamo qui in alto l'andamento dal 1997 ad oggi. Siamo lontani dai livelli entusiasti del 2000; ma anche dai livelli relativamente elevati del 2007.
Per dirla tutta, l'attuale esposizione media raccomandata, è persino inferiore a quella del 2009, da cui le borse mondiali sono decollati; o del 1997, quando le borse e in particolare la tecnologia spiccarono il volo. Una evidente cautela. A fronte della quale è difficile argomentare di bolla: quale bolla, se in pochi hanno comprato, e in pochissimi hanno mantenuto?
A titolo di riferimento, l'asset allocation di AGE Italia è stata mediamente pari al 64% da aprile 2009 ad aprile 2014; e in particolare del 71% nei due anni terminati ad aprile. Significativo il "taglio" prescritto a maggio, quando l'Equity è calato al livello più basso da ottobre 2012. E stasera sveleremo nel rapporto sull'asset allocation per il mese di luglio se questa relativa cautela è stata confermata, rafforzata o rivista. Fino ad un mese fa, l'asset allocation è stata di gran lunga più aggressiva della media degli strategist. Con buon riscontro per le performance, naturalmente.